L’idea simbolica è molto forte. Una macchina (catcher car) che ti raggiunge durante la maratona – che simboleggia la corsa della vita – e che ti rimanda alla partenza. È il meccanismo della World Run (letteralmente “Corsa mondiale sulle ali della vita”), competizione per professionisti e amatori che in Italia si svolgerà a Verona – e contemporaneamente in altri trentacinque percorsi al mondo, sparsi su cinque continenti – il 4 maggio prossimo. È stata organizzata dalla fondazione austriaca Wings for Life (“Ali per la vita”), per raccogliere fondi da destinare alla ricerca scientifica sulle lesioni midollari.
Tre milioni di persone al mondo e, secondo le valutazioni del Ministero della Salute, tra i 60.000 e 70.000 italiani sono colpiti da una lesione della spina dorsale. Un numero che cresce di 130.000 unità ogni anno al mondo e di circa 1.600 casi all’anno in Italia. L’equivalenza è lesione spinale = paralisi, nelle sue varianti dalla claudicazione fino alla tetraplegia, ovvero l’immobilità completa.
E non ci si può schermire dietro le frasi: «Qualcosa che non ci riguarda», «Incidenti figli di qualche stupidata, della velocità, dell’incoscienza…». Non è così. Fatte cento le lesioni, 65 sono causate da traumi (percentualmente 50% incidenti stradali, 25% cadute – ad esempio i tuffi al mare e in piscina -, 16% altre cause – ad esempio le aggressioni -, 9% traumi sportivi…) e 35 da malattie (neoplasie 28%, vascolare 27%, infiammatoria 16%, degenerativa 14% ecc.). E poco importa che oltre l’80% delle mielolesioni colpiscano in un range di età che va dai 10 ai 40 anni. Fuori dai numeri può rimanere in sedia a rotelle chiunque, un papà-marito (i maschi sono i più colpiti), una madre-moglie, un figlio/a, un amico…
Una cura ancora non c’è, la spina dorsale, purtroppo, non è come un filo elettrico che in qualche maniera si può ricollegare. Una volta tranciato il midollo, non c’è altro da fare che convivere con un danno permanente. Ma la scienza promette di trovare la soluzione. E lo dice a chiare lettere la leggenda del motocross Heinz Kinigadner, che dal 2003 convive con la lesione spinale del figlio Hannes: «Non esiste un impegno più grande di una promessa. E non esistono giustificazioni per disattendere speranze legittime». E la promessa si rinchiude in uno slogan: «La domanda non è se, ma quando si cureranno le lesioni».
Per il figlio, e con l’aiuto di Dietrich Mateschitz, fondatore di Red Bull, è stato proprio Kinigadner a dare vita, nel luglio del 2004, alla “Fondazione Wings for Life, a sostegno della ricerca sulle lesioni al midollo spinale. «La spinta che ha portato alla creazione della Fondazione – spiega – è stata una motivazione molto personale. Ma qualunque scoperta, trattamento e metodo identificati grazie alla ricerca sarà messo a disposizione di tutti coloro che sono colpiti da lesione al midollo spinale».
E sono ben ottantadue i progetti finanziati nel mondo dalla Fondazione. «I nostri scienziati conducono le proprie ricerche presso gli istituti più illustri – spiega Massimo Rovati, direttore sportivo della World Run -, tra cui l’Università di Cambridge (Regno Unito), l’Harvard Medical School (Stati Uniti), il Karolinska Institute (Svezia) e il Charité Berlin (Germania)».
Italiano, tra l’altro, è anche uno dei ricercatori che si occupa del progetto, ovvero Vieri Failli: «Fino a una trentina di anni fa – sottolinea – si pensava che le lesioni spinali fossero incurabili. Poi un ricercatore svizzero, Martin Schwab, ha dimostrato che le cellule midollari si possono rigenerare. E da allora la ricerca ha fatto grandi passi avanti, tanto da non chiedersi più se, ma quando riusciremo a curare questo problema».
Testo apparso anche in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Sulle ali della vita per combattere le lesioni midollari”). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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