C’è un’importante questione – secondo la Fondazione Promozione Sociale, coordinatrice, tra l’altro, del Comitato per la Promozione della Petizione Popolare Nazionale per il Diritto Prioritario alle Prestazioni Socio-Sanitarie Domiciliari delle Persone Non Autosufficienti – di cui non si preoccuperebbe affatto il cosiddetto “Tavolo Massicci”, l’organismo interministeriale (Economia, Salute e Poliche Sociali) costituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per verificare la pertinenza delle spese in Sanità, che come riferimento sui costi standard sta prendendo in esame l’Emilia Romagna, il Veneto e l’Umbria.
«Detto “Tavolo” – si legge infatti in una nota della Fondazione Promozione Sociale – finora non si è preoccupato di un problema della massima importanza, quello cioè delle liste di attesa in cui, violando i diritti sanciti dalle leggi vigenti, confermati dalla Sentenza 36/13 della Corte Costituzionale, sono posti gli anziani malati cronici non autosufficienti e le persone con demenza senile, nonostante si tratti di infermi con esigenze terapeutiche immediate e indifferibili, che hanno il diritto pienamente e immediatamente esigibile alle prestazioni socio-sanitarie domiciliari e residenziali».
«Solo in Piemonte – prosegue il comunicato dell’organizzazione torinese – sono oltre 30.000 gli anziani colpiti da patologie invalidanti inseriti nelle liste; pertanto essi non ricevono, spesso per anni, le prestazioni delle quali hanno bisogno e a questo punto si può ragionevolmente stimare che nel nostro Paese siano oltre 200.000 le persone inferme poste illegittimamente in lista d’attesa. Pertanto, prima di valutare i possibili risparmi, il “Tavolo Massicci” dovrebbe accertare se l’accesso alle prestazioni domiciliari residenziali o semiresidenziali sia effettivamente garantito ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, perché è evidente da una parte che ogni valutazione economica che non tenga conto di questa necessità è di per sé gravemente fuorviante, dall’altra che la passiva accettazione delle liste di attesa è per tutti i livelli istituzionali (Ministeri, Regioni, ASL) una violazione dei diritti fondamentali delle persone».
Riportando poi la situazione al proprio àmbito regionale e riprendendo la dura presa di posizione con cui la stessa Fondazione Promozione Sociale aveva contestato nelle scorse settimane la Delibera n. 26, approvata il 30 dicembre dalla Giunta Regionale del Piemonte, ma non ancora pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regionale e quindi non ancora in vigore – ciò di cui il nostro stesso giornale aveva riferito – si sottolinea che «proprio attraverso un’interpretazione fuorviante delle indicazioni del “Tavolo Massicci” e l’illegittima confusione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con le prestazioni aggiuntive ad essi (extra LEA), la Giunta Regionale del Piemonte, con la Delibera 26/13, sta di fatto smantellando il sistema delle prestazioni socio-sanitarie domiciliari, trasferendo cioè le competenze dalla sanità all’assistenza, i cui interventi non sono erogati per diritto, ma con criteri di beneficenza e finché le risorse ci sono!». (S.B.)
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