Ospedali Psichiatrici Giudiziari: la storia infinita

Nei giorni scorsi, infatti, la Conferenza delle Regioni ha chiesto che la chiusura di tali degradanti strutture venga rinviata di altri tre anni, non essendo pronti quei “mini OPG regionali” che dovrebbero sostituirle. Ma secondo il Comitato Stop OPG, è proprio la “regionalizzazione” in sé degli attuali Ospedali Psichiatrici Giudiziari ad essere del tutto inaccettabile

Persona internata in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario, fotografata di spalle«La Conferenza delle Regioni – si legge in una nota del Comitato Stop OPG, organismo voluto da numerose organizzazioni del Terzo Settore, oltreché sindacali, impegnate per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari – ha proposto un emendamento alla Legge cosiddetta “Milleproroghe” con cui chiede di rinviare al 1° aprile 2017 la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. La motivazione ufficiale, in sintesi, è che non sono pronte le REMS (Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza), i cosiddetti “mini OPG regionali”, le residenze, cioè, in cui eseguire le misure di sicurezza detentive. Se perciò rinviare ancora una volta la chiusura degli OPG – luoghi “indegni per un Paese civile”, come li ha definiti a suo tempo il Presidente della Repubblica – è grave in sé, riteniamo sia intollerabile con una simile motivazione».
«Il problema – spiegano infatti Stefano Cecconi  e Giovanna Del Giudice, sempre a nome del Comitato Stop OPG, ribadendo argomenti già più volte sottolineati in questi ultimi anni – non è il ritardo nella costruzione delle REMS, quanto piuttosto il fatto che così facendo la chiusura degli attuali OPG determinerebbe solo la “regionalizzazione” degli stessi. Per di più nelle REMS programmate dalle Regioni sono previsti mille posti, più degli attuali internati!».

Come risolvere dunque la situazione, secondo i rappresentanti del Comitato? «Pur restando convinti – affermano – che senza modifiche del Codice Penale, che è alla base della misura di sicurezza detentiva in OPG, non si potrà mai ritenere sconfitta la logica del “doppio binario”, che separa il destino del “folle reo” dai “sani” (come al tempo dei manicomi), sappiamo che oggi il problema va affrontato da un lato attraverso il rafforzamento di una cultura della responsabilità e della presa in carico delle persone internate, da parte dei Dipartimenti di Salute Mentale, insieme a un aumento delle risorse verso gli stessi, dall’altro lato attraverso l’applicazione da parte della Magistratura di quelle Sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e 2004 che favoriscono le misure alternative all’internamento. Per questo insistiamo nel chiedere lo spostamento del finanziamento della Legge 9/12 [che aveva stabilito le modalità di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, N.d.R.] e dell’attenzione dei programmi regionali a favore dei “percorsi terapeutico-riabilitativi” , che assicurino il diritto alle cure e al reinserimento sociale. Questo significa orientare i finanziamenti verso i Dipartimenti di Salute Mentale nei budget di salute».
«Ecco perché – conclude il comunicato – un’ulteriore proroga della chiusura degli OPG è inaccettabile senza introdurre precisi vincoli di legge che favoriscano le dimissioni e le misure alternative alla detenzione e pongano fine alle proroghe delle misure di sicurezza, spesso motivate dalla mancanza di presa in carico da parte dei servizi nel territorio». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@stopopg.it.

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