Giornalista per due settimane, in un mini-stage all’ombra del Cupolone: è successo a Michael Gannon, giovane irlandese con sindrome di Down, che ha appunto svolto uno stage di due settimane presso la redazione in lingua inglese di Radio Vaticana dal 13 al 24 gennaio scorsi.
Commentando quella che per l’emittente del Vaticano è stata la prima esperienza di stage con una persona con sindrome di Down, il responsabile dei programmi in lingua inglese Sean Patrick Lovett ha dichiarato: «Si è trattato di un’esperienza importante per noi, perché ci ha costretto a vedere la realtà attraverso una nuova prospettiva; abbiamo infatti dovuto adattarci ai ritmi di Michael e vivere le cose attraverso i suoi occhi, non prendendo quindi nulla per scontato e riscoprendo la meraviglia delle piccole cose, della nostra vita e del nostro lavoro quotidiano, che spesso nella frenesia di ogni giorno ci sfuggono. Il suo entusiasmo, la sua allegria e la sua curiosità sono stati fonte di ispirazione per recuperare lo stesso spirito nei confronti del nostro lavoro che un po’ nel tempo si perde».
Radio Vaticana si è fatta promotrice anche di un incontro tra Michael Gannon e Papa Francesco, che lo ha accolto in udienza, ascoltando la sua esperienza di lavoro.
Gannon era stato ospite a Radio Vaticana già nel maggio dello scorso anno, nell’ambito del progetto europeo Think different Think Europe, iniziativa centrata sulla partecipazione politica, della quale era stata capofila l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e che aveva previsto una giornata proprio nell’emittente della Città del Vaticano, dove gli ospiti con sindrome di Down di dieci Paesi europei erano stati intervistati dalle emittenti nelle loro lingue madri sul significato del progetto, il loro essere e sentirsi cittadini europei e le loro aspettative [se ne legga ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.]. Proprio in tale contesto il giovane irlandese aveva chiesto la possibilità di vivere un’esperienza lavorativa nella radio.
Per Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’AIPD, che ha seguito lo stage del ragazzo irlandese, questo è stato «un segno concreto di come l’incontro diretto con le persone con sindrome di Down possa far cadere molti pregiudizi e scoprire persone che hanno interessi e capacità diverse, spesso al di sopra delle nostre aspettative». (Marta Rovagna)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: marta.rovagna@gmail.com.