«Nella mia carriera mi è capitato di incontrare bambini di 10 anni ancora all’asilo, ragazzini di 15 ancora alle elementari, e di 20 ancora alle medie. Ci si augurava che quella stagione fosse terminata, che la cultura e la tradizione dell’inclusione scolastica basata sulla coeducazione di coetanei con e senza disabilità fossero oramai consolidate in una visione condivisa. Così non è»: era stato questo l’amaro commento di Salvatore Nocera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), alla Nota n. 338, prodotta il 4 febbraio scorso dal Dipartimento per l’Istruzione del Ministero per l’Istruzione, Università e Ricerca, che aveva sostanzialmente stabilito come i bimbi giunti in Italia prima dei sei anni, in forza di un’adozione internazionale, potessero essere “parcheggiati” alla scuola d’infanzia, evitando l’ingresso alla scuola primaria.
«Ma non è tutto», si era letto in una nota diffusa dalla FISH. «Il Ministero, infatti, che ha assunto la decisione senza nemmeno consultare l’Osservatorio Scolastico Ministeriale sull’Integrazione Scolastica, ha riesumato una vecchia Circolare del 1975 (n. 235), da lungo tempo priva di vigore, che ammetteva la possibilità per i bambini con disabilità di rimanere alla scuola d’infanzia in deroga all’obbligo della frequenza scolastica. Un documento, come detto, ampiamente superato dalle disposizioni successive, ad esempio dalla Legge 53/03, la quale ha riaffermato l’obbligo scolastico a partire dal compimento del sesto anno di età, rendendo ormai abrogate tutte le precedenti Circolari che avevano consentito tale pratica».
«Di conseguenza – aveva concluso la nota della FISH – la nuova indicazione amministrativa (che tale rimane) potrebbe essere estesa, a discrezione dei Collegi dei Docenti, a qualsiasi condizione di bisogno educativo speciale, inclusa la disabilità».
«La FISH – aveva quindi voluto ribadire Nocera – riafferma con forza il principio che l’ingresso alla scuola primaria debba essere uguale per tutti e che i casi eccezionali vadano gestiti appunto con i crismi dell’eccezionalità e delle deroghe rarissime che non incidano sul principio della coeducazione dei coetanei. Consolidare prassi diverse sarebbe infatti gravissimo e produrrebbe deleterie conseguenze sulla formazione delle classi e sull’iter dei cicli scolastici, generando confusione e contenzioso sicuro e immediato. Chiediamo dunque che quella Nota venga ritirata tempestivamente, precisando anche la già avvenuta abrogazione della vecchia Circolare 235/75».
Ebbene, nel giro di qualche giorno, la ferma protesta della FISH è stata accolta dal Dipartimento per l’Istruzione del Ministero, il cui responsabile Luciano Chiappetta ha diffuso il 10 febbraio la successiva Nota n. 403, ove si scrive che «in considerazione dei numerosi quesiti pervenuti allo scrivente che rendono necessario un ulteriore approfondimento sulla delicata materia trattata, si invitano […] a sospendere temporaneamente tutte le eventuali azioni intraprese o in corso di programmazione in attuazione della nota anzidetta. Sarà cura dello scrivente emanare una ulteriore e definitiva nota di chiarimento».
Un ulteriore chiarimento che ci auguriamo possa anch’esso arrivare rapidamente, nel senso richiesto dalla FISH. (S.B.)