Grazie Luciana! L’ANMIL [Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, N.d.R.] e le donne invalide del lavoro la ringraziano per le parole pronunciate a Sanremo, sul palco del Teatro Ariston, per aiutare a far comprendere che sono bellissime e hanno una forza straordinaria, eroine di una quotidianità che dopo l’infortunio sul lavoro le scopre essere un esempio per tutti e che merita di essere fatto conoscere.
Nel 2012, proprio con questo obiettivo, la nostra Associazione aveva realizzato – in collaborazione con l’INAIL e con Miss Italia – il calendario intitolato Donne che Vincono, che aveva avuto per protagoniste dodici donne disabili accanto alle quali avevano posato altrettante titolate del Concorso di Miss Italia (che oggi in RAI non si può più nominare…) e il cui risultato è stato straordinario, grazie al magistrale lavoro della fotografa Tiziana Luxardo.
Dobbiamo dirlo: quella non è stata certo un’operazione facile perché molte sono state le resistenze generali che abbiamo incontrato, quelle prevenzioni da parte di quanti credono – come ha detto correttamente anche lei al Festival di Sanremo – che certe diversità vadano tenute nascoste. Invece, quella nostra straordinaria iniziativa, frutto della grande lungimiranza e della convinta passione di donne “illuminate”, è riuscita, a dimostrare che, se si vuole, anche la Barilla potrebbe fare uno spot meravigliosamente accattivante, senza ricorrere ad Antonio Banderas.
La nostra Associazione – che da settant’anni si occupa del fenomeno degli infortuni sul lavoro -, proprio su questi temi – confortata dal supporto di alcune migliaia dei 400.000 iscritti che a titolo di volontariato entrano nelle scuole elementari, portando la loro testimonianza e la loro disabilità tra i bambini, per far comprendere quali pericoli si corrano nella quotidianità, nello sport, negli ambienti di scuola, di lavoro e di vita, quando non si presta sufficiente attenzione alle regole che servono a prevenire gli incidenti -, può confermarle che i più piccoli sono i primi a non avere alcuna difficoltà di fronte a disabilità anche gravi. I bambini sono più capaci di tanti adulti di vedere al di là di canoni estetici dettati da una società che insegna la discriminazione prima della normalità, normalità che è fatta di pezzi unici e tutti differenti tra loro.
Grazie Luciana, per quello che ha fatto e che vogliamo sperare sia stato frutto di una decisione convinta anche degli autori del Festival, quella cioè di associare la bellezza all’handicap, perché quello che serve è la disponibilità della rete pubblica per la quale dobbiamo pagare tutti un canone.
Se nel nostro Paese su 56 milioni di abitanti, 3 milioni sono quelli con invalidità da lavoro o causate da malattie congenite o acquisite nel corso della vita per incidenti stradali o altro (escludendo coloro che sono invalidi per malattie legate all’anzianità), forse è opportuno mettere in conto anche questo target, che ha dietro famiglie che necessitano di aiuto e non di “esclusioni”, di sentirsi parte di una società e non un “tema da terza serata”.
Tuttavia, a onor del vero, qualche traccia di questa attenzione si può trovare, in un’edizione del Festival di Sanremo di diversi anni fa (era il 1998), quando a vincere fu una giovane non vedente, Annalisa Minetti, che l’anno prima aveva partecipato con successo al Concorso di Miss Italia.
Ebbene, questa donna straordinaria, che nel 2012 ha vinto una medaglia di bronzo e stabilito un record alle Paralimpiadi di Londra, sarebbe stata una testimonial perfetta accanto a Luciana Littizzetto.
Basterebbe parlarne un po’ di più, per scoprire, ad esempio che ogni anno sono 250.000 le lavoratrici italiane vittime di infortuni sul lavoro e malattie professionali e che, di queste, circa 2.000 risultano di gravità tale da renderle “disabili”; eppure non si vedono, non sembrano esistere nella nostra società, mentre sono proprio loro le “donne che vincono” e meritano più di altri uno scettro, un riconoscimento per quello che sono e per quello che continuano ad essere, senza piangersi addosso e senza pretendere nulla.
Benvenuta Luciana nel nostro mondo, al quale ci auguriamo si avvicinino più spesso i media e si affaccino gli autori di tante seguite trasmissioni di prima serata: l’unicità di ognuno di noi non ha bisogno di essere scoperta ma solo di avere titolo a comparire con la medesima attenzione nella nostra quotidianità.