Provo a scrivere a matteo@governo.it, come ha chiesto ieri a Treviso il presidente del Consiglio Matteo Renzi, rivolgendosi agli studenti nel suo primo mercoledì da premier. Ha ragione, bisogna ripartire dalla scuola per salvare questo Paese demoralizzato e in buona parte anche malandato.
Uso dunque con decisione quell’aggettivo che non utilizziamo più da tempo: la scuola è davvero “handicappata”! Lo sappiamo benissimo e lo documentiamo continuamente anche su queste pagine. Visto ad esempio che il premier ama svegliarsi presto e consultare i dossier, gli consiglio di esaminare attentamente quello realizzato in occasione di Assente ingiustificato, progetto promosso congiuntamente da Cittadinanzattiva e dalla UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Vi troverà conferme e spunti interessanti per un’azione concreta e rapida, finanziamenti permettendo.
Un edificio scolastico che cade a pezzi non è solo pericoloso, è sicuramente inaccessibile agli alunni con disabilità. Lo è spesso sin dal parcheggio e dall’ingresso. E le barriere architettoniche (leggi: scale senza ascensore, servizi igienici fatiscenti e non a norma, tanto per cominciare) sono ancora presenti, volendo essere generosi, in una scuola su cinque. Se però leggiamo attentamente i dati prodotti tramite quel dossier, ci rendiamo conto che i fattori che possono influenzare una piena fruizione della scuola sono assai più numerosi e complessi: le palestre, le aule comuni, i laboratori, gli spazi ricreativi, gli ausili tecnologici…
Vorrei perciò dire a Matteo Renzi che provare a immaginare il piano di salvezza delle scuole italiane partendo dal punto di osservazione degli studenti con disabilità potrebbe essere un’idea eccellente, una vera cartina di tornasole della realtà nella quale siamo immersi o, meglio, sprofondati, nonostante una legislazione di altissima civiltà.
A proposito: l’inclusione scolastica prevista in Italia è forse l’unico vero fiore all’occhiello a livello internazionale. Ancora oggi da molti Paesi esteri vengono delegazioni di esperti e di amministratori, per capire come abbiamo fatto a concepire una scuola che prevede la presenza degli alunni con disabilità non separata dagli altri, come tuttora avviene, ad esempio, in mezza Europa.
Certo, è vero che abbiamo mille difficoltà, insegnanti di sostegno scambiati per assistenti personali, mentre il personale ATA (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) sta protestando proprio in queste settimane perché si è vista sfilare dal contratto l’indennità che era prevista proprio per l’assistenza igienica agli alunni con disabilità. E raccontiamo spesso di ricorsi alla Magistratura – vinti -, per vedere riconosciuto il diritto alle ore di sostegno, unico puntello reale dell’inclusione scolastica, visto che manca un piano serio di formazione dell’intero corpo docente al tema della disabilità.
Penso che Matteo Renzi, almeno per la sua esperienza di Sindaco, sappia poi benissimo che gli edifici scolastici sono anche i seggi nei quali si va a votare. E dunque sa che troppo spesso le persone con disabilità devono chiedere di cambiare seggio, rispetto a quello corrispondente alla propria residenza, perché la scuola del quartiere non è accessibile.
Io mi sono sempre rifiutato, ad esempio. E vado ostinatamente nel mio seggio di pertinenza, una scuola elementare milanese, facendomi sollevare da vigili e poliziotti per i tre gradini che ancora impediscono l’accesso all’atrio. Lo faccio volentieri, come un rito propiziatorio, convinto che gutta cavat lapidem [“la goccia scava la pietra”, N.d.R.], nel vero senso della parola.
Prima o poi quella scuola, in Via Goffredo da Bussero, sarà senza barriere. E gli anziani del quartiere, le persone come me in sedia a rotelle, faranno festa, come cittadini. Anche perché sapremo che finalmente anche gli alunni con disabilità troveranno un luogo accogliente, che ha pensato davvero a tutti.
Buon lavoro al premier. Ha bisogno davvero di auguri.