«Un soggetto intrigante e poco frequentato (l’ipoacusia), sviluppato con toni di verità e una partecipazione emotiva che rivela una sorprendente, simpatetica contiguità col tema trattato, attraverso un’apprezzabile modulazione dei diversi registri verbali».
Lo hanno scritto i componenti di una delle giurie che hanno finora premiato lo spettacolo teatrale Amalia e basta, secondo, ad esempio, al premio per la drammaturgia Teatro e Disabilità del 2011 – ciò di cui avevamo ampiamente riferito a suo tempo – e poi vincitore, nel 2012, sia nella categoria dei monologhi a Sipario-Autori Italiani, sia tra i testi teatrali a InediTO Colline di Torino.
Questa intelligente rappresentazione sta ora per tornare in scena sabato 1° marzo a Firenze, (Teatro Cantiere Florida, Via Pisana, 111/r, ore 21), nell’àmbito del Focus Traversar Confini, rassegna dedicata alle differenti abilità – attraverso teatro e danza -, sempre per la produzione dell’Associazione Culturale Falesia Attiva e naturalmente con la regia e l’interpretazione di Silvia Zoffoli, che ne è anche l’autrice (scene di Leonardo Carrano; disegno luci di Camilla Piccioni; costumi di Maria Grazia Lasagna Mancini; strutture scenografiche di Carlo e Roberto Zoffoli; assistente alla regia Ilaria Montagna).
Amalia, protagonista della storia, lavora come hostess di museo e una giornata in cui le sembra che il tempo non passi mai diventa l’occasione per ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita, quelle cioè di una giovane come tante, che però è sorda dalla nascita. Ed è con la sua disabilità “invisibile” – diversità con cui confrontarsi sia rispetto agli udenti, sia rispetto agli altri sordi – che Amalia si misura, facendo emergere vari risvolti, talora tragicomici, e riuscendo infine ad accettarsi appunto come “Amalia e basta”.
«Rispetto alla sordità – dichiara Silvia Zoffoli – oggi c’è ancora molta ignoranza: nell’uso comune resiste non di rado l’utilizzo del termine “sordomuto” per indicare chi, invece, è semplicemente sordo. In realtà la disabilità uditiva è complessa, declinata in differenti forme, modi ed esistenze. Questo testo nasce da un intenso percorso di ricerca, in cui il mio unico criterio guida è stato mettermi in ascolto empatico di molte storie e persone, le più diverse fra loro. Probabilmente in Amalia c’è un po’ di ognuna di esse. Io non posso definirmi un’esperta di sordità né faccio teatro “per sordi”: ho semplicemente sentito la necessità di raccontare, attraverso il teatro, un personaggio che stimoli il pubblico a conoscere una realtà più vicina di quanto si possa immaginare e quello che ho voluto sottolineare è il valore dell’unicità della persona, che non è riducibile a un solo “aggettivo”». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: falesiattiva@gmail.com.
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