Bravo Piercarlo, ma attenzione alle notizie sull’autismo

di Liana Baroni*
«Il primo autistico a laurearsi contro i pregiudizi»: lo abbiamo letto in questi giorni in vari articoli pubblicati da organi d’informazione nazionali e locali. Ma è proprio così? Non dimenticando, quindi, di fare tutti i nostri complimenti al giovane laureatosi all’Università di Padova, cediamo ben volentieri la parola alla Presidente dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici)
Laurea di Piercarlo Morello, Padova, 3 marzo 2014
Piercarlo Morello si laurea all’Università di Padova

«Piercarlo Morello sarà il primo autistico non verbale a laurearsi in Italia»: lo abbiamo letto il 2 marzo sul «mattino di Padova/la nuova Venezia», in un articolo intitolato Giudicato “ritardato mentale” domani si laurea in Pedagogia, seguito, due giorni dopo, da un’altra nota, sempre a firma di Elena Livieri, intitolata questa volta Pier, primo autistico a laurearsi contro i pregiudizi.
Sulla (bella) notizia – riguardante appunto un giovane laureatosi nei giorni scorsi in Scienze Umane e Pedagogiche all’Università di Padova, presentato come persona con autismo – ma soprattutto rispetto a come è stata presentata e ripresa da vari organi d’informazione anche nazionali, cediamo ben volentieri la parola a Liana Baroni, presidente nazionale dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).

L’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) si congratula vivamente con Piercarlo Morello per la laurea conseguita. Tuttavia, se il brano iniziale che si legge nel quotidiano locale del 2 marzo scorso è stato scritto da Piercarlo e non dal suo facilitatore, Piercarlo stesso non può dirsi autistico, poiché dimostra di avere una comunicazione sociale molto buona.
Infatti, una delle caratteristiche principali degli autistici è quella di essere incapaci di comunicazione sociale, indipendentemente dal modo di espressione, che può essere scritto oppure parlato oppure a segni.
Quanto poi al ritardo mentale, va ricordato che soltanto una quota dei bambini con autismo lo presentano: tale disabilità dev’essere valutata con appositi test, che non sono influenzati dalla capacità espressiva verbale, altrimenti l’errore diagnostico è inevitabile. Vi sono casi, ad esempio, in cui delle persone con autismo – sfruttando le loro particolari abilità – si sono laureate senza utilizzare la Comunicazione Facilitata, ad esempio al DAMS [Disciplina delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, N.d.R.]. Per non parlare delle persone con sindrome di Asperger, che possono laurearsi senza Comunicazione Facilitata in Scienze Matematiche, Fisiche e altre materie, nelle quali potranno effettivamente esercitare una professione utile alla loro inclusione sociale e alla società.

A mio avviso, Pier può essere diagnosticato come un caso di mutismo, semmai elettivo, ma non come autistico, e se qualcuno ha fatto questa diagnosi, si tratta di un ulteriore errore diagnostico.
In medicina si commettono molti errori diagnostici, e quando questi sono errori per eccesso e si diagnostica una malattia inguaribile che non c’è, allora si creano le condizioni per poi “gridare al miracolo della guarigione”, indipendentemente dagli interventi effettuati.
La Comunicazione Facilitata, infine – che ora si presenta con il nome di WOCE [Written Output Communication Enhancement, in italiano “Scrittura per lo Sviluppo della Comunicazione”, N.d.R.], viene classificata dalla Linea Guida n. 21”, “Trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e adolescenti”, prodotta dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ottobre 2011, fra gli interventi «non raccomandati per l’autismo».

Presidente nazionale dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).

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