Una buona notizia. La Giunta di Milano ha varato il PEBA (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), strumento previsto addirittura dalla Legge 41 del 1986, che avrebbe dovuto essere adottato entro il 28 febbraio 1987 dai Comuni e dalle Province, pena un “commissariamento ad hoc” da parte delle Regioni. In Italia, pochissimi Comuni lo hanno adottato, e nessuno delle dimensioni di una metropoli [di Milano si legga anche in altra parte del nostro giornale, N.d.R.].
Nel frattempo, naturalmente, anche Milano si è riempita di barriere nuove che si sono aggiunte alle vecchie, rendendo per una persona in sedia a rotelle, o non vedente, o sorda, assai difficile orientarsi e muoversi in autonomia.
Più di venticinque anni dopo la Legge, dunque, si adotta finalmente uno strumento organico di rilevazione degli ostacoli esistenti e di programmazione degli interventi per rendere accessibile Milano, prima di tutto ai milanesi con disabilità, e poi, ovviamente, a tutti coloro che intendono visitarla. La Giunta Pisapia sottolinea che questo piano sarà «costruito insieme alle associazioni delle persone con disabilità, che saranno coinvolte in ogni fase dei lavori – dalla progettazione ai collaudi – attraverso un gruppo di lavoro con i tecnici comunali”.
Ne sono felice, era ora. Ma non basta. Specie adesso che siamo ormai alla vigilia dell’Expo 2015 e che nessuno sembra volersi prendere la piena responsabilità di affrontare il tema spinoso dell’impatto dei visitatori con disabilità nei sei mesi dell’Esposizione Universale.
Anche facendo una stima al ribasso, possiamo “tranquillamente” ipotizzare almeno 200.000 persone con disabilità che arriveranno nella metropoli lombarda, per vedere l’Expo, per dormire negli alberghi, per fare shopping, per visitare i musei e i luoghi d’arte.
In questo momento Milano non è assolutamente in condizione di reggere questo impatto di visitatori con esigenze specifiche di ogni genere. E trovo persino ridicolo immaginare che basti una miracolosa app sugli smartphone, o qualche informazione sui siti internet, per garantire con sicurezza una libera fruizione dell’evento e della città.
Qualche giorno fa ho sperimentato da cittadino a rotelle il prolungamento della Linea Lilla della Metropolitana fino alla Stazione Garibaldi. Tutto bene. Peccato che all’uscita dalla stazione, in direzione di Piazza Gae Aulenti, il percorso incontri buche e dislivelli, pendenze eccessive persino dei nuovi scivoli dei marciapiedi.
E tornando a casa, verso le 23, dopo avere fatto attenzione a evitare in centro le buche sui marciapiedi e le sconnessioni del pavé, ho trovato gli ascensori in Duomo della Linea Gialla entrambi bloccati. Ho dovuto ripiegare, rotellando, sulla fermata di Missori.
Questa è oggi la realtà di Milano. Non è per tutti. Non è accessibile alle persone con disabilità se non assistite e accompagnate. Occorre adesso, subito, mettere mano a una cabina di regia autorevole, nella quale siano protagoniste le persone con disabilità e le competenze del settore, capace di imprimere una brusca accelerazione di decisioni e di investimenti, almeno per arrivare entro la fine del 2014 alla soluzione dei principali snodi di interconnessione della mobilità: treni, metropolitana, tram, taxi, pullman, navette, parcheggi. Non c’è più tempo da perdere.