«Da anni – si legge in una nota di SOS Sanità, iniziativa nata nel 2009 come appello firmato da migliaia di persone impegnate a vario titolo nelle politiche sociali e sanitarie, da operatori dei servizi e da tanti cittadini – l’Italia spende meno della media europea per sanità e protezione sociale e con l’austerity la situazione è peggiorata. I fondi per il Sociale, infatti, oltre ad essere dispersi in mille rivoli (Fondo Sociale, Famiglia, Giovani, Social Card, Non Autosufficienza ecc.) sono quasi spariti. Si spende poco e male: trasferimenti monetari invece che servizi, e nulla contro la povertà. Per quanto poi riguarda la Sanità, essa ha “contribuito” con 30 miliardi in cinque anni alle manovre di finanza pubblica, all’insegna di tagli lineari che, senza intaccare né gli sprechi né le spese inappropriate, sono serviti solo a fare cassa con i soldi destinati al diritto alla salute e alle cure delle persone. Va ancora più male, inoltre, nelle Regioni con piano di rientro, dove, con meno assistenza, aumentano le tasse e i ticket aggiuntivi».
«Se dunque ora – prosegue la nota – il Governo farà finalmente una seria revisione di spesa pubblica (spending review), i risparmi dovranno rimanere nel Servizio Sanitario Nazionale – e nel welfare – per abbattere i ticket e dare migliori e nuovi servizi sanitari e sociali ai cittadini».
Si tratta, in sostanza, di quanto richiesto una quarantina di giorni fa dagli esponenti di varie prestigiose organizzazioni – tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – in un documento (ripreso integralmente anche dal nostro giornale) intitolato Patto per la Salute. Concluderlo subito. Per aprire un nuovo cantiere sociale: riorganizzare i servizi, assicurare i diritti universali e inviato sotto forma di “lettera aperta” al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, al presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani e al presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Piero Fassino, per chiedere che il nuovo Patto per la Salute venga chiuso rapidamente, finanziando in modo adeguato il Servizio Sanitario Nazionale e aprendo un cantiere sociale che serva a riorganizzare l’intero sistema socio sanitario e ad assicurare i diritti universali.
Del resto, si sottolinea ancora da SOS Salute, «le priorità sono note: non autosufficienza e disabilità, salute mentale, dipendenze, salute materno infantile, tutti bisogni crescenti legati a trasformazioni demografiche, epidemiologiche e sociali, eppure largamente trascurati, che costringono spesso le famiglie a spese catastrofiche o a rinunciare alla cura, mentre reinvestire i risparmi in migliori servizi avrebbe anche l’effetto positivo di creare lavoro da una parte, aiutando la ripresa dall’altra».
«Se perciò – conclude la nota – il presidente del Consiglio Renzi confermerà quanto dichiarato recentemente in un’intervista alla trasmissione televisiva Porta a porta («Sulla Sanità abbiamo dei margini di miglioramento, non raccontiamo che non è così. La spending review la facciamo, ma i soldi li lasciamo sulla Sanità»; e anche: «Il presidente Errani e il ministro Lorenzin mi fanno notare che la Sanità è un settore in cui aumentando l’età media, deve aumentare necessariamente la spesa, perciò i soldi risparmiati con la spending review non saranno destinati ad altri settori»), ovvero che i risparmi della spending review resteranno per i servizi socio-sanitari, potremmo essere alla svolta di un’Italia che investe nel welfare per uscire dalla crisi economica. C’è ancora molto da fare, ma la strada potrebbe essere quella giusta». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@sossanita.it.