Carissimi ausili: la carrozzina da viaggio

di Giorgio Genta
Un altro “carissimo ausilio”, sempre trattato alla maniera di Giorgio Genta, ovvero tra ironia e quotidianità, è al centro del presente testo, con il quale l’Autore continua il suo racconto a puntate, centrato sulle attrezzature indispensabili per una persona con grave disabilità. Si tratta della carrozzina da viaggio usata dalla figlia Silvia, giovane donna con disabilità
Amsterdam: Silvia e Simona Genta
Silvia Genta nella sua carrozzina da viaggio, insieme alla sorella Simona, in Piazza Dam ad Amsterdam. Molto sullo sfondo il padre Giorgio – autore della presente nota – “aggiogato” alla carrozzella per i turisti

Se la carrozzina da viaggio – ottenuta dall’ASL dopo lunghissimi combattimenti e con una procedura degna della corte tardiomedioevale di Bisanzio – viene chiamata “leggera”, non è per il comportamento ai limiti della morale corrente (certo, anche per quello, e poi vedremo perché…), ma per il fatto che, come sanno i più, pesa circa la metà di quella “normale”.
Altro vantaggio cospicuo di detta carrozzina è la (quasi) totale smontabilità: può essere infatti smembrata in tre gruppi di pezzi, ciascuno dei quali composto da svariati sottogruppi e questi ultimi scissi in un totale di 914 componenti (perni passanti, viti Parker autofilettanti e altra minuteria metallica esclusa).
Il manuale di istruzioni per il rimontaggio – smontarla è facilissimo, sennò non lo farebbe mai nessuno – esiste in versione scritta e su CD.
La versione scritta (in decine di lingue, mancano solo l’aramaico, l’ittita, il franglais, il bulgaro, la lingua franca dei porti mediterranei…) solitamente viene lasciata a casa perché è di ingombro pari alla carrozzina e per quanto riguarda il CD, sospetto sia stato utilizzato per scaricare un’amena raccolta di “trallalero” in dialetto genovese!
Quindi improvvisiamo ed è parecchio divertente; talvolta, poi, a montaggio concluso il risultato è leggermente diverso da quello che ci si aspettava e infatti usiamo questa versione per falciare l’erba del prato. Altre volte, invece, noleggiamo l’ausilio così ricomposto a una troupe di saltimbanchi che lo usano, visto che presenta misteriosamente una sola ruota, per gli esercizi di destrezza dell’Orso Balù, virtuoso plantigrado funambolo…
Con i pezzi che di solito avanzano – non trovando, dannazione, dove diavolo il perverso progettista pensasse di metterli – carichiamo la spingarda da abbordaggio che in realtà utilizziamo per la caccia ai palmipedi in palude (caccia proibita, non denunciateci per favore!).

La carrozzina “da viaggio”, come enuncia eloquentemente il suo stesso nome, viene appunto utilizzata per i viaggi. In aereo, per via della già ben analizzata smontabilità e per il peso ridotto; in nave, in virtù del suo magico bracciolo sinistro contenente una zattera autogonfiabile da sedici posti… e in auto perché sono un allocco (piccolo rapace in via di estinzione, non tanto sveglio – siamo di notte, ma lui ci è abituato essendo “notturno”- che si nutre prevalentemente di topi, gechi e squisitezze consimili) e non ricordo mai che è quasi impossibile fissarla bene al sistema di ancoraggio, essendo una carrozzina di delicata e artistica fattura.

Se tutto quindi è migliorabile – tranne la testa di chi scrive -, la carrozzina da viaggio lo è per antonomasia. Al posto del tradizionale schienale di tela, ad esempio, ne è stato montato uno rigido, conformato in base alle esigenze (presunte) della schiena di Silvia e munito di indispensabile poggiatesta.
Le nozze tra il confort e la smontabilità veloce (i grandi amori sono scevri da compromessi) sono state poi celebrate grazie a un astutissimo sistema di aggancio basato su dodici boccole autolubrificanti in teflon-kevral, nonché ogive derivate da navetta spaziale Soyuz (ecco da dove è saltato fuori quel dannato acronimo CCCP che mi fece lambiccare il cervello per un bel po’!…).
Se in tutte le  carrozzine “per bene”, cioè normalmente ben progettate, le ruote sono facilmente estraibili, in quelle “leggere” lo sono ancor di più: ecco dunque perché sono un po’ troppo“facili” di comportamento, come dicevo, o un po’ troppo “leggere”.

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