L’abusata teoria degli abusi

di Daniela Bucci*
Scopriamo perché la tesi sulle indennità di accompagnamento proposta dal Commissario Straordinario per la Spending Review, oltre ad essere un po’ abusata, è anche assai semplicistica. «In questo àmbito - sottolinea infatti Daniela Bucci - è il momento di abbandonare i luoghi comuni e di addentrarsi in analisi più approfondite, che tengano conto delle diverse dimensioni del fenomeno e dell’ancora mancata integrazione fra le politiche pubbliche»
Donna che fissa a una lente d'ingrandimento
Meriterebbe certamente ben altro approfondimento – quando si occupa di disabilità e non autosufficienza – il documento presentato in questi giorni dal Commissario Straordinario per la Spending Review

Torna dunque in auge la “teoria degli abusi” secondo la quale dietro la spesa per le indennità di accompagnamento vi sarebbe qualcosa di “poco chiaro”, di “poco lecito”, di “scorretto”. Una tesi che ha generato in questi anni il luogo comune secondo cui buona parte degli invalidi sarebbero “falsi”, oltre a produrre un numero enorme di controlli che hanno portato a una spesa notevole e ad enormi disagi per i cittadini.
Una rielaborazione di questa indimostrata teoria la troviamo anche nel documento Proposte per una revisione della spesa pubblica, redatto dal commissario straordinario per la Spending Review (revisione della spesa pubblica) Carlo Cottarelli, diffuso in questi giorni e sottoposto ora a una valutazione politica.

Come già accaduto ad opera di precedenti esponenti di governo del nostro Paese, si ipotizzano due interventi di taglio della spesa pubblica focalizzati sulle provvidenze assistenziali a favore di invalidi, ciechi e sordi civili.
Il primo di controllo sugli “abusi”, il secondo di introduzione della prova dei mezzi (ossia un limite reddituale sulle nuove indennità di accompagnamento).
Alla base di tali misure vengono addotte due evidenze statistiche: il forte aumento del numero delle indennità di accompagnamento non giustificabile dagli andamenti demografici e una loro distribuzione squilibrata dal punto di vista territoriale. Sarebbe quest’ultima a suggerire l’esistenza di abusi. Nei grafici presenti nel documento si evidenziano, infatti, significativi “picchi territoriali”, con Regioni – come la Calabria o l’Umbria -, caratterizzate da un numero di prestazioni per indennità di accompagnamento percentualmente molto superiore rispetto a quello di altre, come il Piemonte o il Veneto.

Ma siamo davvero sicuri che quella degli abusi sia l’unica teoria praticabile? Che persistano cioè “abusi” e “picchi territoriali” apparentemente incomprensibili, appare quanto mai bizzarro, se consideriamo ad esempio che dal 2010 l’INPS adotta criteri omogenei nella sua funzione di validazione dei verbali di invalidità. Senza contare che fra il 2009 e il 2014 ripetuti piani straordinari di verifica hanno sottoposto a controllo oltre un milione di posizioni assistenziali.
Detto questo, l’andamento proposto nel documento del Commissario Straordinario dimostra sicuramente l’esistenza di una differente distribuzione territoriale delle prestazioni di indennità di accompagnamento, ma nulla ci dice rispetto alle motivazioni che potrebbero stare alla base degli squilibri evidenziati.
In questa direzione, la testata «Condicio.it» ha voluto riflettere su ipotesi diverse da quelle del commissario straordinario Cottarelli.

Poiché dunque – come sappiamo – più del 70% delle indennità di accompagnamento vengono erogate agli ultrasessantacinquenni, abbiamo ricalcolato gli andamenti regionali, concentrandoci in modo più mirato sulla spesa per prestazioni rivolte alla popolazione anziana.
Abbiamo quindi confrontato la spesa per trattamenti assistenziali agli invalidi civili ultrassesantacinquenni con la spesa per interventi e servizi sociali dell’area Anziani, calcolate entrambe ogni 100 abitanti di 65 anni e più.
Ciò che emerge – come si evince dalla tabella qui sotto pubblicata e rimandando all’analisi completa pubblicata in «Condicio.it» – è che, ad eccezione della Sardegna, le Regioni con la più alta spesa sociale rivolta agli anziani sono anche quelle con la minore spesa per trattamenti assistenziali agli invalidi civili ultrasessantacinquenni. In altre parole, meno si spende per gli interventi e i servizi sociali e più le persone ricorrono all’indennità di accompagnamento.

Tabella di «Condicio.it»

Quanto detto, ovviamente, non fornisce una risposta definitiva al tema degli squilibri territoriali e della loro ragion d’essere, ma sicuramente lascia intuire come la “teoria degli abusi” risulti, oltre che un po’ “abusata”, anche piuttosto semplicistica. Al contrario, il fenomeno meriterebbe ben altri approfondimenti di sistema. Ad esempio, si potrebbero rapportare i livelli reddituali procapite di ciascuna Regione con l’incidenza dell’indennità di accompagnamento.
Per altro, ciò che emerge dalla nostra analisi – ossia che le Regioni in cui sono richieste più indennità di accompagnamento da parte degli ultrasessantacinquenni, sono anche quelle che meno spendono in servizi sociali per la stessa fascia di età – appare in linea con le segnalazioni che da tempo arrivano all’osservatorio della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Sono infatti gli stessi Comuni, specie se privi di altre risposte, a consigliare la richiesta dell’indennità di accompagnamento ai loro cittadini e ad innescare i relativi iter di accertamento.
Senza poi soffermarsi troppo sul fatto che la “teoria degli abusi” non tiene nemmeno conto di analisi di natura epidemiologica, e cioè inerenti alla presenza maggiore o minore di patologie degenerative nelle diverse Regioni, e dei relativi interventi di natura sanitaria e riabilitativa di contenimento delle cronicizzazioni.

Appare quindi forse il momento di abbandonare i luoghi comuni e di addentrarsi in analisi più approfondite che tengano conto delle diverse dimensioni del fenomeno e dell’ancora mancata integrazione fra le politiche pubbliche.

Direttore responsabile di «Condicio.it».

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