Effetti “minori” della chiusura dei piccoli tribunali

di Giorgio Genta
«Credo di comprendere - scrive Giorgio Genta - l’esigenza di rendere più moderna e possibilmente migliore la macchina della giustizia, anche chiudendo tanti piccoli tribunali, ma passare da una comprensione quasi partecipata delle fatiche e dello scarso tempo disponibile per gli atti burocratici da parte di chi assiste una persona con disabilità a un freddo, inquisitorio e dettagliatissimo interrogatorio socio-fiscale può essere traumatico»…
Tribunale di Albenga
Il Tribunale di Albenga, sede distaccata di quello di Savona, è uno di quelli recentemente chiusi, nell’àmbito della riorganizzazione e dell’accorpamento delle funzioni giudiziarie

Da molti anni sono amministratore di sostegno di mia figlia e con il tribunale dal quale dipendevo ho sempre avuto rapporti idilliaci. In tal tribunale regnava sovrana, in cancelleria, una gentilissima ed efficiente signora che in pochissimi giorni sbrigò, a suo tempo, la pratica relativa al caso e mi fornì ogni informazione utile per esercitare correttamente e in semplicità il mio mandato.
Una volta all’anno inviavo per posta la relazione annuale, su un breve schema che mi aveva fornito la signora stessa, ove indicavo sommariamente le condizioni di salute dell’amministrata e i fatti più notevoli occorsi in tal periodo. Tutto qui.

Purtroppo il piccolo tribunale dal quale dipendevo è stato chiuso, nel quadro della riorganizzazione e dell’accorpamento delle funzioni giudiziarie, e ora dipendo dal tribunale del capoluogo di Provincia.
Ricevo infatti un triste giorno uno spesso plico per posta ordinaria con l’intestazione del Tribunale Provinciale. Leggermente allarmato, inizio a esaminare i molti fogli e le schede che esso contiene e solo dopo alcuni minuti di intensa lettura realizzo di cosa si tratta: è una sorta di “intimazione” a trasmettere la relazione annuale a quest’ultimo tribunale anziché a quello precedente.
Quello nuovo, però, è più “curioso” e mi ingiunge abbastanza gentilmente, ma con una certa fermezza, di produrre congiuntamente tutta una serie di dati e di documenti contabili e non: estratto conto annuale (pregresso) del conto sul quale viene accreditata la pensione dell’amministrata (con giustificativi di ogni movimento), chiusura a fine anno del conto stesso, relazione del medico di base sullo stato di salute della ragazza, nonché dettagliato resoconto sulle persone che assistono l’amministrata, sulla sua residenza e così via.
Piccola sorpresa finale: la ricezione della relazione sarà gratuita  (spese postali a parte e confidando nella liceità dell’invio per posta), ma ogni altra richiesta sarà soggetta a svariati balzelli erariali e dovrà inoltre essere depositata direttamente alla cancelleria (non inviata per posta, neppure per raccomandata).
Vorrei chiedere in via bonaria qualche lume su alcune richieste particolari, ma non viene indicato alcun recapito telefonico: solo fax e indirizzo di posta elettronica, strumenti ambedue poco adatti a una titubante richiesta di aiuto e consiglio.

Io credo di comprendere l’esigenza di rendere più moderno e possibilmente migliore il funzionamento della macchina della giustizia (e chiedo scusa per questa brutta terminologia, ma le parole “macchina della giustizia” mi riportano alla memoria orridi strumenti torquemadeschi…), ma il passaggio da una comprensione quasi partecipata delle fatiche e dello scarso tempo disponibile per gli atti burocratici da parte di chi assiste una persona con disabilità a un freddo, inquisitorio e dettagliatissimo interrogatorio socio-fiscale è leggermente traumatico, almeno per un vecchietto qual è chi scrive!

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