Inaugurata qualche mese fa con un titolo quanto mai significativo – A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia) – questa rubrica non possiede una specifica cadenza ed è dedicata alla comicità più o meno involontaria di cui, come tutte le altre faccende umane, è impregnato anche il mondo della disabilità.
Proveremo quindi a sorridere (ripeto: “sorridere”) insieme, anche sulle situazioni più scabrose. Da “disabile professionista”, mi verrebbe da chiosare: «Tutto su di noi, con noi»!
La serissima e per altro interessante mostra fotografica di “mamma FISH” [Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, N.d.R.] Nulla su di Noi senza di Noi! costituiva davvero un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire così impunemente.
Di conseguenza, sotto la bandiera pirata del “W la satira a 360°!”, abbiamo deciso di guadagnarci qualche migliaio d’anni di purgatorio in più, allestendo questa ulteriore e biasimevole dissacrazione.
Ecco quindi ai Lettori – in otto quadretti vigliaccamente scelti – il risultato di una particolare lettura controcorrente. Godetevela, se volete.
1.
Bergamo (Anni Settanta-Ottanta)
(Foto di Archivio UILDM-Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare)
Dalla sterminata iconografia a nostra disposizione, non è difficile pescare uno scatto che possa assurgere ad archetipo di quei turbolenti anni. Anche l’immagine qui riprodotta, ad esempio, racchiude in se stessa alcuni dei temi cruciali di quei tempi.
Intanto le folte barbe e i capelli dei disabili si sforzano di imitare le architetture pilifere dei normodotati dell’epoca, in uno slancio tricologico degno di miglior causa. Le scritte degli striscioni, poi, riportano quei termini così cari all’imperante cultura di allora (tra i must vigenti ricordiamo l’autogestione, il 18 politico, Dio c’è, Lavazza: più lo mandi giù e più ti tira su eccetera).
Con orrore segnaliamo altresì il politically incorrect “handicappati” (sulla falsariga del virulento “Anno Internazionale delle Persone Handicappate” proclamato dall’ONU proprio nel 1981).
Da notare ancora l’arretratezza tecnologica testimoniata dalla totale assenza di carrozzine elettriche e i bislacchi abbigliamenti, oggi improponibili pure in un centro di accoglienza Caritas per i senzatetto.
Infine, e non ci si accusi di troppo fertile immaginazione, spicca la quarta coppia disabile-accompagnatore da sinistra: due evidenti fiancheggiatori delle Brigate Rosse!
2.
Brescia (1981), imbarco con destinazione Assemblea Nazionale UILDM a Sassari
(Foto di Archivio UILDM-Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare)
Il tempo passa e talvolta le cose, per fortuna, cambiano in meglio, come (guarda caso) i viaggi aerei dei disabili. La conferma viene da questo particolare imbarco, la cui peculiarità è rappresentata proprio dal “catorcio alato”: dell’esercito oppure, nella migliore delle ipotesi, un cargo.
Infatti, dall’era paleozoica fino a pochi anni fa, i radi spostamenti fra le nuvole dei carrozzati erano gestiti in modo, a dir poco, rustico. Basta considerare l’inquietante azione dello stivaggio qui ritratta, con quell’afferrare le carrozzine proprio là dove non si dovrebbe. Poco sicuro è anche il portellone laterale ancora aperto, per tacere degli altri minacciosi interrogativi che spuntano come margherite in un prato concimato da poco: i disabili a bordo saranno spostati su rozzi sedili (e le carrozzine vuote in quale anfratto saranno parcheggiate?) o verranno semplicemente ancorati? (E dove?). Come la mettiamo con le procedure di evacuazione in caso di incidente? E sempre a proposito di evacuazione, ci sarà una toilette sull’aeromobile? Quali saranno i confort durante lo svolazzamento? Troveranno, i poveretti, le solite hostess scosciate da molestare perlomeno verbalmente? Bah, considerando anche la meta del pellegrinaggio, forse era meglio restare a casa.
3.
Roma (2005)
(Foto di Marco Marongiu)
In questo reperto, posto sotto al vetrino del nostro microscopio, sarebbero millanta le sfumature da dissotterrare, con trepidazione, come fossero preziosi tartufi bianchi di Alba. Tuttavia le trascureremo tutte, per illuminare invece con uno spot ad alta potenza il solo, scintillante slogan “Provare per credere”.
Questa ormai logora esortazione, già ben conosciuta nel Medioevo (ad esempio quale risposta dei Pisani all’affermazione “Meglio un morto in casa che un Pisano all’uscio”), è giunta fino ai nostri tempi scagliata dalla fionda di una martellante pubblicità del Mobilificio Aiazzone, approdando così anche in Facebook e sulle insegne delle pizzerie.
Disinteressandoci della motivazione originale che ha portato l’augusto Comitato Vicentino Handicap a inalberare questo patetico invito, andiamo a stilare un rosario spicciolo su cosa davvero i normodotati dovrebbero “Provare per credere” se fossero al posto dei disabili.
In ordine sparso:
– la terrorizzante sensazione di aver pescato la “pagliuzza corta”;
– specchiarsi come dei paria nonostante tutte le belle parole di contorno;
– deludere i due imperativi dei propri geni («Sopravvivi!», «Sì, ma quanto?». «Riproduciti!», «Sì, ma come, dove e, soprattutto, con chi?»);
– essere gli Achille nel paradosso della tartaruga;
– avere il cuore occupato da tre cupe regine (Invidia, Impotenza, Amarezza).
E vi risparmiamo tutto quello che, per decenza, non si può scrivere…
4.
Lignano Sabbiadoro (2008), Finali del Campionato di wheelchair hockey
(Foto di Archivio FIWH – Federazione Italiana Wheelchair Hockey)
Riportiamo un ampio stralcio del nobile commento escogitato per questa suggestiva azione di gioco: «Lo sport non è solo quello professionista improntato all’agonismo. La pratica sportiva migliora il benessere di ognuno. Far parte di una squadra sviluppare nuove sicurezze e un confronto, ludico ma istruttivo, con gli altri. Non prevale la voglia di dimostrare chissà che cosa al mondo. È solo desiderio di divertirsi serenamente come chiunque».
Adesso trascriviamo invece qualche sentenza disciplinare del Giudice Sportivo proprio della FIWH (Federazione Italiana Wheelchair Hockey), riguardante i soli giocatori (tralasciando quindi le malefatte di dirigenti, allenatori e accompagnatori delle varie squadre): «In base al referto arbitrale della gara […] al giocatore Tizio vengono confermate cinque giornate di squalifica per aver pubblicamente tentato di investire il secondo arbitro durante l’intervallo tra il secondo e il terzo tempo della stessa gara» (Comunicato Ufficiale n. 1 del 1° novembre 2011).
«In riferimento alla partita […] vengono assegnate tre giornate di squalifica al giocatore Caio per avere sputato ad un giocatore della squadra avversaria» (Comunicato Ufficiale n. 14 del 23 marzo 2012).
«Riguardo alla partita […] vengono assegnate tre giornate di squalifica ai giocatori Pinco e Pallino per ripetuti insulti verso gli avversari e il pubblico» (Comunicato Ufficiale n. 19 del 30 aprile 2012).
«In base alle risultanze degli atti ufficiali relativi alla gara […] è stata deliberata la squalifica per una giornata al giocatore Sempronio espulso per ripetuto gioco scorretto» (Comunicato Ufficiale n. 16 del 21 marzo 2013) eccetera.
Sia chiaro, il nostro non è sarcasmo gratuito, bensì, restando nei confini della canzonatura, solo l’innocente desiderio di sottolineare il fulgido principio che ne deriva: ma quale senso di inferiorità, integrazione sociale, “diversabilismo” e ciarpame annesso… I disabili sono perfettamente uguali ai normodotati, in tutto e per tutto!
5.
Roma (2011)
(Foto di Archivio FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)
Dopo una rapida occhiata a questa innocua scenetta, il primo pensiero che viene in mente è il fantozziano “Gita aziendale”. Poi “Santa Didascalia” ci viene in soccorso: «Roma, 8 settembre 2011. Il Governo deposita un disegno di legge per la riforma assistenziale che comporta l’espansione della spesa sociale, il cospicuo aumento dei supporti economici (invalidità, reversibilità, indennità di accompagnamento) e il rafforzamento di molti servizi sociali. In pochi giorni la Fish raccoglie 23mila firme e organizza i festeggiamenti con un giro turistico nelle osterie di tutta Italia fra cui una megabicchierata al Pincio»…
Naturalmente è una pia illusione, l’entusiasmo annebbia facilmente il senso critico. In realtà il commento originale è: «Roma, 8 settembre 2011. Il Governo deposita un disegno di legge per la riforma assistenziale che comporta la compressione della spesa sociale, la revisione dei supporti economici (invalidità, reversibilità, indennità di accompagnamento) e il taglio di molti servizi sociali. In pochi giorni la FISH raccoglie 23mila firme e organizza proteste in tutta Italia fra cui un flash mob al Pincio». Sigh.
6.
Da qualche parte in mare (gennaio 2011), Andrea Stella al timone in navigazione
Talvolta la vita di noi autori satirici è decisamente complessa. Naturalmente non sto parlando della politica italiana (fin troppo ricca di spunti), né della politica europea (fin troppo ricca di spunti) e neppure della politica mondiale (fin troppo ricca di spunti). È che su certi argomenti, considerati sacri, è proibito scherzare. Pena la messa al bando dal consesso civile, infatti, non potremmo mai sparare su Madre Teresa di Calcutta, sui panda, su RAI Educational e, appunto, sui disabili, soprattutto su quelli che compiono opere di bene.
Andrea Stella è uno di questi e la traversata oceanica pro diritti dei portatori di handicap rappresenta il suo “parapioggia”. Oddio, se proprio si volesse cercare il crine nel gamete dei gallinacei, dopo avere intinto la penna nel curaro, qualcosetta lo si potrebbe trovare lo stesso.
Innanzitutto, la storia dell’ennesima, caramellosa vicissitudine del “disabilino che ce la fa” a prendersi la rivincita sulla sua menomazione. E poi tutti i cascami del romanzone strappalacrime: lungometraggio, libro di prammatica, libro fotografico, campagna di promozione, incontri pubblici, sito web, nascita della milionesima ONLUS (di cui, forse, non si sentiva affatto la mancanza), concessione del Cavalierato della Repubblica allo stesso Stella (un altro cavaliere di cui, forse, e mi ripeto volentieri, non si sentiva affatto la mancanza) et similia.
Eh… se ripenso alla vignetta del maestro Altan, col disabile che, a bordo di una carrozzina superaccessoriata, esclama: «Maledetta tecnologia, adesso mi tocca di andare da qualche parte»! Sante e poco seguite parole…
7.
Roma (2012)
(Foto di Salvatore Di Vilio)
Abbarbicato a un microfono davanti alla folla, suo vero habitat naturale, è stato qui immortalato l’unico esemplare esistente al mondo di Handylex Carolus Jacobinus.
Questo pregiato mammifero, appartenente al genere degli Inhabilis Lucifer (cioè “Portatori di luce ai Portatori di handicap”), è noto come implacabile roditore di Gazzette Ufficiali. Infatti, grazie ai suoi possenti incisivi, l’HCJ demolisce vagonate di pallosi testi legislativi, estraendone succhi concentrati estremamente utili alla popolazione disabile.
Da ricordare le sottospecie affini Superandi CJ, E.Net CJ e Mobilitas CJ (purtroppo estinto).
8.
Senza luogo (senza data), Un momento di relax
È risaputo: la condizione della persona disabile è intessuta di sangue, fatica, lacrime e sudore (per tutta la vita e non solo per qualche anno, come nel 1940 aveva promesso Churchill ai suoi conterranei albionici). Per questa povera creatura indifesa e fragile, la guerra diventa un dramma pressoché quotidiano. Bisogna combattere contro tutto e contro tutti, e infatti nella fotografia qui pubblicata sono decisamente evidenti, nel corpo e nello spirito del tribolato portatore di handicap, i segni dell’ininterrotto martirio. La sua posizione arcuata indica la spasmodica tensione muscolare dovuta alla preoccupazione per il rinnovo del contrassegno europeo di parcheggio per disabili, le mani a difesa della nuca manifestano la paura di incappare in un invalicabile scalino al resort dell’Argentario durante le prossime vacanze e il viso rivolto verso il cielo suggerisce l’accorata implorazione alla divinità affinché si possano vendere almeno dieci copie del suo ultimo libretto di poesie da strapazzo.
Intanto la natura chiaramente ostile dalla quale esso è circondato non lascia molti margini alla speranza di ritrovarlo vivo e vegeto oltre i cento anni d’età. Però, che tragedia!
Icon O’Clast