Le scale del paradiso?

di Giorgio Genta
«Dove conduce -si chiede Giorgio Genta - la scala esterna della foto qui riprodotta, che contiene sia le rampe con i gradini sia il piano inclinato per le carrozzine? Semplicemente al “paradiso-in terrra”, che porta il nome di quel Paese che costruisce anche le scale per tutti, mentre l’“angelo custode” è l’architetto che le ha progettate”»
Esempio funzionale di architettura d’esterno: una scalinata che pensa ai disabili (dal sito Designandmore.it)
“Esempio funzionale di architettura d’esterno: una scalinata che pensa ai disabili”: viene presentata così, questa immagine, dal sito “Designandmore.it”

È difficile dire cosa rappresenta la foto qui a fianco pubblicata, trovata per caso da chi scrive, sulla pagina Facebook dell’ANMIC di Pesaro (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) e tratta dal sito Designandmore.it: “una scala per tutti”, ovvero la rappresentazione plastica di un’idea di uguaglianza nella difficoltà del salire, l’esercizio stilistico di un architetto d’esterni, la trasfigurazione monumentale di un’idea semplice… o altro ancora? Quello che sia concretamente è però visibile a tutti: è una scala esterna che contiene sia le rampe con i gradini sia il piano inclinato per le carrozzine.
Ma dove conduce quella scala? In quel luogo di beatitudini chiamato paradiso, notoriamente raggiungibile con grande fatica? O più riduttivamente in un pur sempre apprezzabile paradiso terrestre?
E se fossimo laici, che diremmo ? Diremmo semplicemente  che è esattamente così, che il “paradiso-in-terra” porta il nome del Paese* che costruisce anche le scale per tutti, che l’“angelo custode” è l’architetto che le ha progettate e che tra i moltissimi monumenti che celebrano spesso gli orrori e le distruzioni delle guerre (generatrici tra l’altro di un numero impressionante di persone con disabilità), finalmente eccone uno che immortala il volo di un “Icaro su ruote” verso un cielo accessibile.

Credo che quel Paese sia il Canada, che si dice sia stato chiamato così  dagli Spagnoli nel Cinquecento, con le parole “aca nada” (ovvero “qui [l’oro] non c’è”); a quanto pare c’è invece ben altro oro!

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