In una nota del 25 marzo scorso, inviata tra l’altro a tutte le Aziende USL e a tutti i Sindaci dell’Abruzzo, il Presidente della Regione sostiene testualmente che «l’àmbito oggettivo di applicazione della normativa in materia di barriere architettoniche non ricomprenda necessariamente gli studi medici professionali, intesi come “struttura privata, non aperta al pubblico” [grassetto nostro nella citazione, N.d.R.]», aggiungendo poi un invito dai toni “benevoli” quanto “originali” (anche per la terminologia utilizzata), segnalando cioè che «il medico di medicina generale sarebbe facoltizzato [sic!] ed al più onerato, ma non obbligato (e dunque non assoggettabile a sanzioni in caso di mancato adeguamento) ad adeguarsi alla normativa di carattere statale intervenuta in materia di barriere architettoniche, in forza del rapporto fiduciario col paziente […]».
Si tratta di un documento, denuncia Claudio Ferrante, presidente dell’Associazione Carrozzine Determinate Abruzzo, che «non tiene conto delle norme esistenti ed è anche culturalmente arretrato, facendo ripiombare l’Abruzzo “nel Medioevo”. Inoltre, è forse elementare dover spiegare che andare dal proprio medico di base per una visita è un diritto fondamentale di ogni individuo, ovvero il diritto alla salute, tutelato dal nostro ordinamento giuridico attraverso la Costituzione Italiana».
«Il presidente della Regione Chiodi – rincara la dose Ferrante – ha uno staff nutrito di giuristi che paghiamo con i soldi pubblici, ma che non gli hanno riferito, ad esempio, dell’esistenza di una Sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sicilia (Sede di Palermo) la n. 9199 del 5 agosto 2010, che stabilisce un concetto chiaro specificato anche dalle normative vigenti, vale a dire che gli studi medici di medicina generale, “poiché destinati allo svolgimento di un servizio pubblico”, vanno considerati come locali “aperti al pubblico” e sottoposti dunque all’obbligo di eliminazione delle barriere architettoniche e quindi al rispetto delle Leggi Nazionali 13/89 e 104/92, oltreché dei Decreti del Presidente della Repubblica (DPR) 236/89 e 503/96, che tra l’altro riguardano anche gli edifici privati».
C’è poi un ulteriore aspetto del tutto negativo, nella lettera del presidente della Regione Chiodi, che questa volta, secondo il Presidente dell’Associazione Carrozzine Determinate, rischia addirittura di ritorcersi contro gli stessi medici e pediatri. «Qualora infatti questi ultimi non abbiano gli studi accessibili – sottolinea infatti Ferrante – essi potranno essere denunciati per discriminazione, ai sensi della Legge 67/06 che tutela appunto le persone con disabilità da ogni discriminazione. Né ha ovviamente valore il fatto che nella Nota Presidenziale si parli della “riconosciuta possibilità», da parte del medico, “di effettuare la prestazione (visita) al domicilio del paziente”».
Risalendo infine a quanto accaduto alcuni mesi fa all’Aquila, quando esattamente il 17 settembre dello scorso anno, tanti cittadini con disabilità avevano occupato e bloccato il Consiglio Regionale, per protestare proprio perché la Regione Abruzzo aveva violato diritti umani come quelli alla mobilità, all’accessibilità, alle pari opportunità e all’inclusione sociale, Ferrante accusa il presidente Chiodi di evere «dimenticato troppo presto quell’iniziativa» e conclude dichiarando che «se queste sono le condizioni sociali, politiche e culturali, siamo nuovamente pronti a scendere in campo con la determinazione e con i mezzi che la democrazia ci mette a disposizione». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@carrozzinedeterminate.it.
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