Meno orrori grazie ai Progetti Personalizzati di Vita

Oltre ad esprimere «una ferma e pesante condanna» per la violenza e i maltrattamenti nei confronti di persone con disabilità mentale, che hanno portato all’arresto di ben dodici operatori di una struttura ligure, le varie componenti dell’Associazione ANFFAS evidenziano come «situazioni simili potrebbero sicuramente essere arginate se alle persone con disabilità fosse garantito un reale e concreto Progetto Personalizzato di Vita»

Ombra di uomo curvo, con una mano sulla testa«In seguito al nuovo caso di violenza e maltrattamenti avvenuto nelle scorse settimane in provincia di Savona – si legge in un comunicato dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – che ha visto come vittime delle persone con disabilità “ospiti” di una casa di cura per pazienti con problemi psichiatrici, l’ANFFAS Nazionale, congiuntamente all’ANFFAS Liguria e agli Enti a Marchio ANFFAS del territorio, esprime – pur senza voler entrare nel merito di dettagli e responsabilità che saranno certamente chiariti dagli organi competenti – una ferma e pesante condanna per l’accaduto ed evidenzia come situazioni simili potrebbero sicuramente essere arginate se alle persone con disabilità fosse garantito un reale e concreto Progetto Personalizzato di Vita, unico strumento valido per consentire a chi ha una disabilità di essere pienamente incluso nella società e di poter avere una vita il più possibile autonoma e di qualità, ciò che invece, purtroppo, ancora non è assicurato, nonostante sia un loro diritto».
La dura presa di posizione si riferisce, nello specifico, ai fatti riguardanti la struttura Villa Sabatia di Vado Ligure (Savona), che hanno portato all’arresto di ben dodici operatori, con l’accusa di maltrattamenti continuati e aggravati nei confronti appunto di persone con problemi psichiatrici.
La tristissima vicenda era stata anche commentata, sul nostro giornale, da Giorgio Genta, per la Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

«Desideriamo poi sottolineare – aggiungono altresì le varie componenti dell’ANFFAS che hanno diffuso il comunicato – l’importanza di non generalizzare e soprattutto di non strumentalizzare quanto accaduto in Liguria, evidenziando l’esistenza di moltissimi operatori professionali, impegnati e soprattutto rispettosi delle persone con disabilità. Allo stesso tempo, però, siamo convinte della necessità di promuovere nuovi strumenti di controllo all’interno dei servizi, come ad esempio l’uso delle telecamere di sorveglianza, cosa che ad oggi, per motivi legati alla privacy, non è possibile effettuare. Eppure, è proprio grazie alle riprese video che si è potuta avere una prova certa di quanto stava accadendo e procedere al fermo degli operatori».

«È necessario dunque – concludono l’ANFFAS Nazionale, quella della Liguria e gli Enti a Marchio ANFFAS del territorio – mettere in atto nuove misure per tutelare quanti usufruiscono di determinati servizi, rassicurando così anche le loro famiglie circa la professionalità di chi accoglie i loro cari e le migliaia di lavoratori che mai metterebbero in atto comportamenti assurdi e disgustosi come quelli balzati agli onori della cronaca in questi giorni. E a tal proposito, non possiamo che dirci estremamente amareggiati che, per l’ennesima volta, purtroppo, si sia parlato di disabilità come fatto di cronaca e violenza». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.

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