Quanto pesa lo sguardo dell’altro nella vita di una persona cui è stato cucito sulla pelle lo stigma della diversità? Quanto è difficile il quotidiano per tutti coloro che non riescono a sentirsi parte di una società in cui l’omologazione è elemento fondante? Quanto handicap crea la discriminazione? Quanta discriminazione c’è nel nostro pensiero? E quanti pregiudizi pesano nei nostri rapporti interpersonali?
È a questi fondamentali quesiti che cerca di rispondere “camminando” Anna Rastello, informatica torinese, madre di Marcella, giovane donna con disabilità motoria. Lo ha fatto nel 2011 con Il cammino di Marcella (Due milioni di passi per liberare la disabilità dall’handicap), una camminata-evento di cinquantatré tappe, 1.600 chilometri a piedi tra Italia e Francia, per parlare con amministratori, rappresentanti di associazioni, cittadini comuni e persone con disabilità, che hanno donato idee, non sempre “dentro agli schemi”, per cambiare lo sguardo sulla disabilità. Il tutto è stato poi raccontato nell’omonimo libro, allo scopo di dare visibilità a tutte quelle persone con disabilità che hanno saputo superare l’handicap, dedicando la loro vita allo sport o ad attività artistiche.
E ora lo sta di nuovo facendo in questi giorni, con il progetto denominato Viaggio alla ricerca di identità, condotto anche questa volta insieme all’amica Enrica Cremonesi, iniziativa centrata su sette giorni di camminate lunghe ventiquattr’ore, in altrettanti capoluoghi di Regione del Nord Italia, da Torino a Trieste, da Venezia a Trento, da Milano a Genova (oggi, dalle 18 alle 18 di domani, 14 maggio), fino alla conclusione ad Aosta, giovedì 15, con un incontro pubblico finale, in programma nella giornata successiva.
«Vorremmo – avevano dichiarato Rastello e Cremonesi, alla partenza del 3 maggio – che questo cammino diventasse una grande riflessione, da un lato sull’identità stessa dell’uomo, dall’altro sulla discriminazione, chiedendo a tutti coloro che incroceremo una suggestione personale su quest’ultimo tema».
E così stanno facendo, alternando di volta in volta ventiquattr’ore di cammino ad altrettante di pausa, durante le quali stanno incontrando associazioni e giornalisti (particolarmente vivaci, in tal senso, sono state le giornate passate a Trento), trovando tante persone che si uniscono alla loro marcia, la quale non cerca record né performance, ma è «una marcia lenta, per confrontarsi e per comprendere quanto sono lunghe ventiquattr’ore, specie quando c’è una fatica nella vita che le rende più difficili da affrontare».
Anche per questo hanno scelto, naturalmente, itinerari ciclopedonali, possibilmente a circuito, intorno alle grandi città, «per dimostrare che i nostri passi ci possono portare ovunque e che la cosa più pericolosa nella vita è restare immobili. Deambulando solvitur, ovvero “camminando tutto si risolve”, e la condivisione del cammino ci aiuta ad approfondire di più i nostri ragionamenti e a vedere nuove soluzioni». (S.B.)
Per ogni aggiornamento sul Viaggio alla ricerca di identità di Anna Rastello ed Enrica Cremonesi, accedere alla pagina Facebook dedicata all’iniziativa. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: annacammino@gmail.com.