C’è un piccolo evento oggi, che si compie a Milano, proprio mentre i riflettori e l’attenzione dell’opinione pubblica, e non solo italiana, sono puntati sul vertice per rianimare l’Expo 2015, dopo la bufera, gli arresti, le ammissioni, il malaffare emerso con violenza.
In una delle sedi del Comune di Milano si svolge infatti la prima riunione operativa di uno dei tavoli avviati per rendere Milano più accessibile e accogliente per tutti, nella previsione ragionevole che fra i milioni di visitatori dell’Esposizione Universale ci sarà qualche centinaio di migliaia di persone con problemi di mobilità, fisica o sensoriale, o con esigenze specifiche. Una vera e propria task force, nata sotto l’impulso e la guida organizzativa dell’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, ma di fatto estesa, per la prima volta in modo trasversale e coinvolgente, a tutti gli altri Assessorati che in qualsiasi modo possano e debbano sentirsi responsabili di un progetto inclusivo e concreto.
Ecco, questa è una buona ragione per fare bene l’Expo 2015. Stride certamente la distanza fra le cifre stratosferiche degli appalti per i lavori nell’area di Expo e gli investimenti che sarebbero sufficienti per colmare il gap fra la situazione attuale, piena di difficoltà, e un’ipotesi di offerta ragionevole di occasioni di mobilità, di visita, di svago, di cultura, di ospitalità, in una metropoli moderna e complessa come è Milano.
Da queste stesse pagine avevamo già lanciato un appello a fare presto, perché ci eravamo resi conto che troppe cose non sono adeguate, a partire dall’ormai famoso ascensore mancante alla Stazione Centrale per collegare i binari alle linee della metropolitana, in uno snodo cruciale per chiunque, disabile o meno, arrivi nel capoluogo per qualsiasi motivo.
Siamo contenti che la nostra preoccupazione non sia caduta nel vuoto e anzi abbia dato il via a un programma denso e concreto di azioni, che saranno condivise e discusse con il contributo determinante e centrale delle associazioni delle persone con disabilità, degli esperti, del mondo del Terzo e del Quarto Settore, degli operatori economici, delle realtà istituzionalmente preposte alla soluzione di problemi di accoglienza, di emergenza, di informazione in tempo reale.
Riusciremo in meno di un anno a vincere questa sfida? Lo vedremo vivendo, e facendo. È fondamentale adesso crederci, non tirarsi indietro, a tutti i livelli. È importante non avere paura di rilevare le cose che mancano, i dettagli sottovalutati (la mobilità è un sistema complesso, basta uno snodo inaccessibile o mal segnalato a vanificare la validità di un intero percorso), le risorse che mancano. Ma le competenze ci sono, a tutti i livelli, anche nella macchina comunale, che sta dimostrando di avere energie e persone in grado di affrontare, sotto la pressione di un grande evento, una problematica sicuramente trascurata nel corso dei decenni, un po’ per mancanza di investimenti, molto perché la realtà delle persone con disabilità è sempre stata considerata come un “mondo a parte” (non certo solo a Milano…) e non come una parte del mondo di tutti.
Niente su di Noi senza di Noi, è il grande motto del movimento internazionale delle persone con disabilità, e mai come in questo caso si adatta alla fase di realizzazione di Expo 2015. Noi faremo la nostra parte, con spirito critico, ma in modo positivo, convinti come siamo che “si può fare”.
Al Presidente del Consiglio, oggi a Milano, spero arrivi anche questa sensibilità. Milano potrebbe essere almeno un luogo esemplare per accoglienza, qualità dell’offerta di proposte interessanti e fruibili da tutti, e non solo un luogo da vivere in fretta, magari fra piccole e grandi difficoltà per chi già fatica a muoversi in autonomia. Si parte dunque per una nuova avventura.