Essere madri, nonostante una patologia oncologica

di Elvira Sessa
L’Associazione Gemme dormienti, nata da un’idea della ginecologa Mariavita Ciccarone, vuole essere un punto di riferimento per le donne, ma anche per i medici, i parenti e gli operatori a tutti i livelli, sulla possibilità di preservare la fertilità, attraverso un percorso terapeutico e diagnostico ben definito, pur in presenza di un cancro e dei trattamenti chemioterapici
Mariavita Ciccarone
La ginecologa Mariavita Ciccarone, fondatrice dell’Associazione Gemme dormienti

Nasce sotto il nome di Gemme dormienti, per racchiudere in due parole il suo scopo: «preservare, in un dolce letargo, germogli da cui possono sbocciare fiori, foglie, rami».
Si tratta di un’Associazione senza fini di lucro – Gemme dormienti, appunto – nata nel 2011 da un’idea di Mariavita Ciccarone, ginecologa presso la struttura ospedaliera San Carlo di Nancy di Roma, con l’obiettivo di consentire a donne affette da una patologia oncologica di vedere realizzato il desiderio di “essere madri”, nonostante il cancro.
Il lavoro viene svolto attraverso una rete multidisciplinare composta da oncologi, psichiatri, pediatri, psicologi, esperti di diritto e bioetica, che forniscono prestazioni e informazioni alle pazienti. Spiega la stessa Ciccarone: «Gemme dormienti vuole essere un punto di riferimento per le donne, ma anche per i medici, i parenti e gli operatori a tutti i livelli, sulla possibilità di preservare la fertilità, attraverso un percorso terapeutico e diagnostico ben definito».
«Ad oggi – precisa la ginecologa – sono principalmente quattro i metodi utilizzati in Italia per preservare la fecondità delle donne affette da patologie oncologiche: la protezione ovarica mediante farmaci analoghi dell’ormone GnRH, che ha lo scopo di proteggere il tessuto ovarico durante la chemioterapia; la trasposizione ovarica, usata in caso di irradiazione pelvica per ridurre il danno ovarico da radiazioni; il congelamento degli ovociti, che verranno successivamente utilizzati con tecniche di fecondazione assistita; e il congelamento del tessuto ovarico, pratica diffusa ad esempio in Australia. Esistono poi altre strategie, che sono però ancora in corso di studio».
Va detto inoltre che la prospettiva di conservare la fertilità è anche un forte stimolo psicologico per le pazienti oncologiche e può facilitare la terapia. Per salvaguardare la fecondità è tuttavia necessario che le donne vengano informate immediatamente, all’atto della diagnosi oncologica e comunque prima che inizi il trattamento anticancro.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@gemmedormienti.it.

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