«Vi esortiamo a richiedere il progetto individualizzato previsto dall’articolo 14 della Legge 328/00, non solo perché si tratta del riconoscimento di un vostro diritto, e le più recenti Sentenze contro i Comuni di Scicli e di Catania ce ne danno conferma, ma anche perché ciò consentirebbe di superare un’impostazione di natura “tecnico-amministrativa”, per avviare una programmazione che abbia realmente come perno la persona disabile, nel rispetto della sua dignità, mirando a soddisfare i bisogni suoi e della sua famiglia in maniera articolata e complessiva».
Lo si legge in un messaggio dell’ANFFAS di Modica (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), rivolto alla cittadinanza del Distretto Socio Sanitario Siciliano n. 45 – comprendente grossi centri in provincia di Ragusa, come Ispica, Scicli, Pozzallo e naturalmente la stessa Modica – perché essi richiedano appunto alle rispettive Amministrazioni Pubbliche la predisposizione di progetti individualizzati, come da articolo 14 della Legge 328/00 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), «nell’interesse dei propri familiari con disabilità, sia essa sensoriale, fisica, psichica, intellettiva e/o relazionale. Infatti, elemento imprescindibile del progetto individualizzato ex articolo14 della Legge 328/00, sia nella fase di programmazione che di attuazione, è la volontà della persona beneficiaria (chi, meglio di lui, sa di cosa ha bisogno?), nonché quella della famiglia stessa».
A proposito, tra l’altro, di una delle Sentenze citate nel messaggio, quella contro il Comune di Scicli – e, aggiungiamo, contro l’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa – anche il nostro giornale se n’era ampiamente occupato non molto tempo fa.
Tornando alla nota diffusa dall’ANFFAS di Modica, vi si scrive ancora che quanto richiesto «consentirebbe di instaurare un dialogo reciproco tra beneficiari ed amministrazione, che permetterebbe anche di “ripensare” il progetto, a seconda del maturare dei bisogni, delle condizioni e delle potenzialità di partenza, senza mai tralasciare quindi la globalità e la continuità dell’intervento».
«Il messaggio che vorremmo passasse – conclude il comunicato dell’Associazione siciliana – è pertanto il seguente: non vogliamo un welfare “calato dall’alto”, che fa della persona disabile un “oggetto di cura”, ma un welfare della persona, che accompagni il cittadino, quale soggetto attivo, lungo l’intero percorso di vita, rendendolo protagonista e attore di scelte e strategie, anche di tipo relazionale. I nostri ragazzi, infatti, hanno diritto a una vita quanto più possibile indipendente e il progetto individualizzato previsto dal’articolo 14 della Legge 328/00 può garantirgliela». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@anffasmodica.it.