«Il fatto che milioni di italiani rinuncino alle cure per motivi economici, mentre chi può si rivolge al privato, è la conferma ulteriore di un’emergenza sociale che non può essere ignorata». Lo dichiara Stefano Cecconi, responsabile delle Politiche della Salute per la CGIL Nazionale, in merito ai risultati emersi in questi giorni dalla presentazione, da parte di Rbm Salute-Censis, della ricerca denominata Costruire la sanità integrativa.
Secondo Cecconi, «30 miliardi di tagli lineari, in cinque anni, e troppi ticket hanno danneggiato il Servizio Sanitario Nazionale pubblico. Così il diritto alla salute e alle cure non è più assicurato a tutti, soprattutto nelle Regioni sottoposte ai piani di rientro. E l’eccessivo peso dei ticket, oltre a far male ai cittadini, ha ridotto le entrate per il Servizio Sanitario stesso e favorito il privato».
«È da qui che deve partire – conclude l’esponente sindacale – il nuovo Patto della Salute*, che sembra finalmente in dirittura d’arrivo, mettendo in sicurezza il nostro Servizio Sanitario, come un patrimonio pubblico irrinunciabile: ricostruendo cioè un finanziamento adeguato, dopo la stagione dei tagli lineari e mantenendo i risparmi della spending review nel sistema sanitario, per restituirli ai cittadini con più servizi e meno ticket. Di fronte infatti a milioni di persone che rinunciano a curarsi, non basta rendere il sistema più equo, serve e conviene abolire i ticket, con una vera e propria exit strategy. Anche così salviamo il diritto alla salute». (S.B.)
*Il Patto per la Salute – la cui nuova versione si sta discutendo in queste settimane – è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio Sanitario Nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà del sistema.