Ricchina Grande è una giovane donna con sindrome di Down, che abita a Philadelphia in Pennsylvania, negli Stati Uniti d’America, che ama i matrimoni e tutto ciò che solitamente accompagna questo tipo di cerimonia: la musica, i balli, i vestiti, i fiori, la gente, i sorrisi.
Li ama così tanto che quando i ricevimenti finiscono, e arriva il momento di tornare a casa, si demoralizza e chiede alla madre, Janice Di Joseph, quando sarà il suo momento di essere sposa. Ovviamente la madre non sa cosa risponderle e tuttavia riflette sul fatto che per organizzare una festa di matrimonio non è strettamente necessario sposarsi.
E così, per il venticinquesimo compleanno della figlia, in luogo della solita festa, decide di organizzarle una cerimonia nuziale, con l’abito bianco, il trucco e il parrucco curati da esperti d’immagine, la giarrettiera, la torta, gli invitati (familiari, amici e vicini di casa) e un servizio fotografico professionale realizzato da Lindsay Morris…
Insomma, proprio tutto quello che si può trovare a un matrimonio, tranne lo sposo. Questo “particolare”, però, non sembra turbare Ricchina, che ha visto realizzato il suo sogno di indossare un vaporoso abito bianco, e di essere l’indiscussa protagonista di una festa nella quale tutte e tutti le hanno manifestato affetto.
Ovviamente non c’è nulla di male a organizzare una cerimonia nuziale, sebbene fittizia. Ciò che invece andrebbe evitato è l’elusione delle tante domande che il “desiderio dell’abito bianco” si porta dietro: il bisogno di essere amate, di sentirsi desiderate e uniche per qualcuno/a, di sperimentare e vivere la sessualità. Tutte queste cose, vale la pena sottolinearlo, non sono precluse a priori alle persone con sindrome di Down, né alle altre persone con disabilità, ma certamente non sono esigibili, né realizzabili attraverso una cerimonia.
L’amore, l’affettività e la sessualità hanno una matrice relazionale, e proprio per questo l’unico modo per viverle è imparare a instaurare, gestire e coltivare le relazioni. È così per ogni persona, e niente lascia supporre che per le persone con disabilità funzioni in modo diverso.
Per questo l’augurio più bello che si può fare a Ricchina è che, oltre a gustarsi la sua festa, venga anche educata, supportata e incoraggiata all’espressione dell’affettività e della sessualità. Esistono molti esempi e progetti che mostrano le tante possibilità di crescita offerte da questo tipo di esperienze. Spesso, però, il problema è che i genitori, o chi affianca le persone con sindrome di Down, non hanno il coraggio di lavorare in questo senso. E sotto questo profilo, organizzare una cerimonia nuziale è certamente molto meno impegnativo.
La presente nota è già apparsa nel sito del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), con il titolo “La sposa senza sposo”, e viene qui ripresa, con alcuni lievi riadattamenti al contesto, per gentile concessione.
Per approfondire:
– Realizza il sogno di sua figlia down organizzandole un matrimonio senza lo sposo, in «Fanpage.it», 16 giugno 2014.
– Woman With Down Syndrome Gets Whimsical Wedding-Themed Birthday, in «Good Morning America», 10 giugno 2014.
– Megan Griffo, This Wedding’s Story Begins Before the Bride Was Born, in «The Mighty» [giugno 2014].
– AIPD (Associazione Italiana Persone Down), sito nazionale.
– Affettività e sessualità, in sito dell’AIPD di Roma, senza data.
– Giuliana Proietti, Amore, sesso e sindrome di Down, in «Il Sesso e L’Amore», 14 ottobre 2010.
– Eleonora Poletti, La sessualità negli adolescenti affetti da sindrome di Down. Uguaglianze e differenze rispetto ai coetanei normodotati. Relazione di tirocinio svolto presso Fondazione “Adolescere”, tutor soggetto ospitante Manuela Milanesi, tutor universitario Tomaso Vecchi, anno accademico 2007/2008.
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