Nell’ultimo mese il tema del Terzo Settore è salito alla ribalta per due questioni di grande rilievo. La prima è relativa all’identità e ai “numeri” del Terzo Settore stesso, in funzione dei dati ISTAT che, nel non profit, accomuna associazioni, cooperative, fondazioni, sindacati, partiti, organizzazioni professionali ed enti religiosi. La seconda, invece, è connessa alla proposta lanciata dal Governo, relativa ai destini del Terzo Settore, sospeso tra i poli della cittadinanza e dell’erogazione di servizi, ciò che continua a suscitare un vivace dibattito tra i (molti) accenni economicistici e i (pochi) accenni sociologici.
Tra i vari contributi giunti al Governo in tema di riforma del Terzo Settore, vi è stato anche quello redatto dagli Assessori al Welfare di alcune città italiane (in ordine di firma: Bologna, Venezia, Ferrara, Torino, Genova, Rimini, Pieve di Cento – in provincia di Bologna – Treviso, Reggio Emilia e Milano), i quali, tra i vari nodi toccati, ne hanno sottolineati in particolar modo alcuni, vale a dire:
– la necessità di redazione di un testo unico del Terzo Settore che armonizzi le politiche sociali, sanitarie, educative, abitative, assistenziali e del lavoro, ai fini di un welfare partecipativo;
– l’utilità di favorire la diffusione, presso le organizzazioni del Terzo Settore, di strumenti adeguati a evidenziare come le risorse pubbliche o private che ad esso vengono affidate si debbano tradurre in attività e progetti innovativi e in grado di sviluppare un sistema di relazioni e competenze basato sulla condivisione;
– come, attraverso modalità di rendicontazione e trasparenza, il Terzo Settore produca con la sua azione quotidiana non solo servizi, ma anche capitale sociale, inteso come creazione di relazioni e diffusione di fiducia, valori della solidarietà e dell’inclusione;
– come sia necessario il coinvolgimento dei Comuni per la predisposizione dei meccanismi operativi di accesso dei cittadini al sistema di servizi, per l’utilizzo dei sistemi informativi nella logica della cosiddetta Social Innovation, per il consolidamento e alcune revisioni dei meccanismi dell’accreditamento, delle concessioni, degli standard di servizio e dei costi standard.
A livello, poi, di documentazione sui vari dibattiti riguardanti la materia, va segnalato l’ulteriore contributo fornito dal Comune di Bologna, dopo la già citata firma dell’assessore ai Servizi Sociali Amelia Frascaroli in calce al documento di cui sopra. È infatti stata curata dalla Redazione Sportello Sociale del Comune emiliano una scheda informativa che segnala, oltre alla documentazione del Governo e dell’ISTAT, anche le risorse in rete più significative, in termini di commenti e di documenti predisposti – soprattutto sul tema della riforma del Terzo Settore – dalle sedi nazionali di associazioni, centrali cooperative e coordinamenti, compresi quelli dei Sindacati, delle Regioni e delle Province Autonome. (Andrea Pancaldi – Redazione Sportello Sociale Comune di Bologna)
Ricordiamo ancora la disponibilità sia del documento elaborato da dieci Assessori Comunali al Welfare, come contributo alla riforma del Terzo Settore, sia della scheda informativa che riprende tutte le più significative risorse dedicate al dibattito in corso sulla delicata materia. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: redazionesportellosociale@comune.bologna.it.
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