La prima obiezione è la più scontata: si tratta di un’iniziativa di facciata, per attirare i giornalisti e le telecamere e guadagnarsi un attimo di notorietà, magari “sulla pelle” delle persone con disabilità, che in carrozzina, o non vedendo, o non sentendo, o non comprendendo, vivono 24 ore al giorno e non solo per un paio d’ore. E poi non è certo la prima volta in Italia che Amministratori Pubblici decidono di provare concretamente le sensazioni, anche fisiche, che per noi sono pane quotidiano.
Ma davanti al glorioso Pirellone di Milano, sede della Regione Lombardia, a due passi dalla Stazione Centrale, non ho avvertito questa sensazione di ipocrita benevolenza da parte dei Consiglieri Regionali lombardi, appartenenti a tutti i gruppi politici, che hanno corso il rischio del ridicolo, affrontando una prova del resto assai facile, visto che si trattava di percorrere poche centinaia di metri, lungo un itinerario quasi totalmente privo di apprezzabili barriere. C’è ben di peggio in giro per Milano e per la Lombardia, ma questa è stata semplicemente una prova tecnica di condivisione, per spronare tutti a fare, a decidere, a programmare, a includere pienamente la disabilità fra le condizioni normali e ordinarie dell’esistenza dei cittadini.
Ecco perché, da giornalista e da presidente della LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), insieme a Nicola Stilla, presidente regionale della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), la Federazione delle cosiddette “Associazioni storiche”, ho accolto molto volentieri questo invito a collaborare all’organizzazione di questa “performance”.
Prima di tutto perché la richiesta coordinata da Daniela Maroni veniva dall’Intergruppo del Consiglio Regionale Vita, famiglia ed economia sociale, e dunque non da una singola forza politica di maggioranza o di opposizione. E poi perché l’intento era quello di portare l’attenzione generale sulla distanza che ancora intercorre tra le leggi, le buone intenzioni e la realtà concreta della piena fruibilità delle tante azioni quotidiane che ogni persona priva di handicap riesce a compiere senza difficoltà, e che invece, in presenza di una disabilità fisica, sensoriale o intellettiva, diventano autentiche imprese, a volte del tutto impossibili.
Provare per fare, dunque. E non per credere. Qui c’è tanto da fare, coordinando Regione, Comune di Milano, enti pubblici, aziende private, associazioni, cooperative, imprese sociali, con l’obiettivo comune di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, consapevoli che non stiamo parlando di una minoranza, ma di una condizione umana che nell’arco della vita tocca sicuramente tutti, chi più chi meno, chi prima chi dopo. Senza contare l’incombere della scadenza dell’Expo 2015, con il sicuro impatto di centinaia di migliaia di visitatori con disabilità.
In ogni caso i Consiglieri Regionali lombardi sono stati bravi e diligenti, hanno fatto fatica, si sono accorti dei piccoli e grandi disagi pratici, hanno preso nota della complessa situazione in Stazione Centrale.
Li ho visti particolarmente in difficoltà dopo la bendatura degli occhi, ancor più che seduti in carrozzina. E posso ben capire che il disorientamento e la paura si provano soprattutto non vedendo, se non si è adeguatamente istruiti e allenati, come lo sono le persone non vedenti che facevano in questo caso da guida. Dalla carrozzina si ha infatti sempre la sensazione di potersi alzare di scatto e mettersi al sicuro camminando. Insomma, si sa di potersi comportare da “autentici falsi invalidi”…
Nella foto qui sopra pubblicata, del resto, è divertente il mix fra persone con disabilità e consiglieri “disabili pro tempore”. L’anello di congiunzione è Mario Melazzini, assessore regionale: lui no, non fingeva affatto. E io nemmeno, naturalmente.
E poi se per un giorno la disabilità risulta meno invisibile (ampio il ritorno mediatico dell’iniziativa su media on line, di carta, e radiotelevisivi), perché lamentarsi? Ogni occasione di dialogo è comunque un momento di civiltà e di buona educazione.
Direttore responsabile di «Superando.it».
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