Come avevamo scritto qualche tempo fa, sono oggi circa 300.000 le persone affette in Italia dalla malattia di Parkinson, un numero destinato a raddoppiare nei prossimi quindici anni. E l’immagine che questa patologia riguardi solo le persone anziane non corrisponde più alla realtà. L’età di esordio, infatti, cala sempre più: un paziente su 4 ha meno di 50 anni, il 10% ha meno di 40 anni e le famiglie con figli in età scolare, dove uno dei genitori è malato, sono più di 30.000. Inoltre, nei giovani la malattia ha un decorso più veloce e un’aggressività maggiore. Il problema, quindi, non è solo clinico, ma anche sociale e ha un forte impatto sulla vita di migliaia di famiglie.
Anche alla luce di questi dati, quindi, risulta certamente quanto mai interessante la notizia proveniente dal CTO Andrea Alesini dell’ASL Roma C, dove per la prima volta, in due persone da tempo affette da malattia di Parkinson, sono stati impiantati i nuovi dispositivi ricaricabili per Stimolazione Cerebrale Profonda, messi a punto dalla Società Boston Scientific e dotati di elettrodi ottopolari, per intervenire in modo efficace sui sintomi più evidenti della malattia, migliorando in modo concreto e visibile la qualità di vita dei pazienti.
Gli interventi sono stati realizzati dal team del neurochirurgo Paolo Mazzone, che ha espresso grande soddisfazione sia per l’innovazione tecnologica della procedura, sia per il decorso postoperatorio dei pazienti in termini generali e neurologici, questi ultimi di particolare rilevanza, se considerata la sede di impianto nel tronco cerebrale.
La Stimolazione Cerebrale Profonda (DBS, con acronimo che fa riferimento ai termini inglesi Deep Brain Stimulation) è un’innovativa alternativa terapeutica nel trattamento del Parkinson, che ha da tempo dimostrato la propria efficacia nel caso di impianto di elettrodi nel nucleo sottotalamico, con evidenze provenienti da innumerevoli studi clinici internazionali.
Nella maggior parte degli impianti effettuati in passato, erano stati però utilizzati prevalentemente elettrodi a quattro contatti, mentre la tecnologia dei dispositivi con elettrodi ad otto contatti è stata adottata, in casi selezionati, per i “bersagli anatomici” classicamente usati per la Stimolazione Cerebrale Profonda. Ebbene, solo di recente, presso la citata struttura romana, Paolo Mazzone ha iniziato ad applicare la nuova tecnologia anche al tronco encefalico.
Va ricordato a questo punto che la malattia di Parkinson viene tuttora considerata incurabile, e tuttavia i dispositivi per la Stimolazione Cerebrale Profonda di ultima generazione – in particolare quelli ricaricabili dall’esterno, di piccole dimensioni, che garantiscono grande longevità delle batterie e, quindi, una vita terapeutica utile di almeno vent’anni -, offrono a molti pazienti un recupero concreto e significativo della qualità di vita.
I nuovi dispositivi, infatti, consentono la stimolazione di più strutture nervose contemporaneamente e contribuiscono in modo più vantaggioso al trattamento dei sintomi motòri.
La tecnica di impianto particolarmente innovativa adottata presso la ASL Roma C permette inoltre di effettuare registrazioni neurofisiologiche nel corso dell’intervento, anche in anestesia generale, volte alla migliore definizione del bersaglio chirurgico e al posizionamento dell’elettrodo al suo interno, favorendo una migliore conoscenza degli aspetti neuro-anatomo-fisiologici su cui agirà la stimolazione terapeutica.
Da segnalare infine che intorno alla Neurochirurgia Funzionale e Stereotassica e alla Neurofisiopatologia dell’ASL Roma C, lo stesso Paolo Mazzone ha costruito un team funzionale e un percorso assistenziale, che prevede collaborazioni cliniche e di ricerca con Istituzioni Universitarie e Ospedaliere della Regione Lazio, in modo tale da rendere la propria struttura un Centro di Riferimento Regionale, con risorse dedicate, destinato a soddisfare le richieste di una fascia sempre più vasta di popolazione. (D.C. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Daniela Colombo (info@colombodaniela.it).