Bravo Iacopo Melio, bravo davvero. Arrivo tardi a scrivere di questo tormentone che sta impazzando su Twitter e su Facebook, e che in pochi giorni è stato ripreso da giornali e televisioni, persino dalla nota emittente di lingua araba Al Jazeera.
Insomma, un giovane con disabilità toscano parte da uno scambio del tutto casuale di tweet con l’ex ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, contenta di poter tornare velocemente da Roma in un treno comodissimo, tanto da usare, lei, l’hashtag #ioprendoiltreno. «Che cos’è il genio? È fantasia, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione»: questa strepitosa battuta del film Amici miei si adatta perfettamente alla prontezza di riflessi di Iacopo, che risponde al volo: anche io #vorreiprendereiltreno.
Già, vorrei ma non posso. Perché devo prenotare prima, devo sperare che ci sia il servizio di assistenza, devo assicurarmi che i posti riservati ai viaggiatori con disabilità motoria siano liberi, e così via. Insomma, una delle cose più semplici da fare per chiunque si muova in autonomia, è invece un diritto molto condizionato per chi vive in carrozzina, lo sappiamo bene e lo abbiamo scritto e argomentato più volte.
Le Associazioni di tutela delle persone con disabilità si battono da almeno vent’anni in Italia e in Europa per migliorare la qualità e l’accessibilità dei mezzi pubblici di trasporto. Ma sappiamo bene che i risultati non corrispondono affatto alle attese, e anzi, a volte, si ha l’impressione di tornare indietro al punto di partenza. Specie, per quanto riguarda i treni, appena si esce dal terreno privilegiato dell’Alta Velocità. La gran parte dei treni locali, infatti, quelli dei pendolari, lavoratori e studenti, è poco o affatto accessibile, e soprattutto le stazioni minori sono quasi tutte sprovviste dei necessari servizi di assistenza alla salita e alla discesa.
Ma allora perché il tormentone di Iacopo è riuscito in poche ore a stracciare qualsiasi record di diffusione per un tema che sembrerebbe di minoranza e di nicchia? È questo il punto che mi ha affascinato di una storia esemplare dal punto di vista della velocità di comunicazione e di condivisione.
E allora io penso che prima di tutto questo successo di debba alla leggerezza, al tono scherzoso, ironico, direi toscano. Nessuna rabbia, solo una sottolineatura garbata, ma semplice, della differenza. E poi la faccia di Iacopo: da ragazzo per bene, allegro, uno con il quale, anche in treno, scambieresti subito due chiacchiere, senza certo fermarti di fronte all’imbarazzo per la disabilità.
Ma c’è di più: Iacopo ha saputo legare una battaglia per un diritto fondamentale e sacrosanto, quello appunto a usufruire come tutti dei mezzi pubblici di trasporto, a un aspetto emotivo ancor più simpatico e coinvolgente: «Sono single per forza, non piglio l’autobus!!».
Ecco, con questo divertente quanto vero, o verosimile, ragionamento, sviluppato nel suo blog, Iacopo fa notare che una delle situazioni classiche che favoriscono l’approccio, se non addirittura l’innamoramento, è proprio l’incontro casuale di sguardi e di chiacchiere, magari sotto la pioggia in un autobus affollato.
Bella idea, anche questa quasi geniale, e che condivido in pieno. Dimenticavo, Iacopo è del ’92, e di sé scrive queste cose: «Attualmente (non)lavora come giornalista freelance e copywriter, web designer, social-media manager e videomaker. Non chiedetegli cosa voglia dire perché forse non lo sa nemmeno lui… Però ci crede, gli piace, e questo per ora gli basta».
Iacopo ha trovato la formula magica per uscire dall’invisibilità. Complimenti!