«Dopo che per un anno Governo e Regioni hanno avuto un intenso confronto, ci saremmo aspettati che il Patto andasse al cuore dei problemi che ogni giorno incontrano i cittadini. E invece ci ritroviamo un documento di intenti con poca concretezza, che affronta solo poche questioni nell’immediato e lascia molti fronti aperti».
Questo il commento di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, sulla bozza del nuovo Patto per la Salute*, che ha passato definitivamente nei giorni scorsi l’esame delle Regioni.
«Sono previsti ben ventiquattro rinvii – aggiunge Aceti – ad Accordi, Intese, Decreti e altri atti, per dare attuazione e concretezza alla maggior parte delle questioni affrontate; tredici sono invece gli “organismi” previsti tra Tavoli, Gruppi di Lavoro, Commissioni e Cabine di Regia che lavoreranno ai restanti contenuti del Patto, nei quali non è mai prevista la partecipazione delle organizzazioni di cittadini e pazienti».
E ancora, «sebbene si sia raggiunta un’intesa, i livelli di finanziamento per il Servizio Sanitario Nazionale sembrano inferiori rispetto a quanto prospettato dal ministro Lorenzin nel gennaio scorso, prima dell’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) per il 2014: 1,39 miliardi in meno nel 2015 e 2,119 miliardi nel 2016, con la possibilità di ulteriori modifiche nei prossimi anni. Passi indietro, inoltre, anche sull’HIV: i finanziamenti finalizzati all’assistenza extraospedaliera e alla formazione vanno infatti in un unico calderone indistinto, così come quello destinato alla fibrosi cistica».
In linea generale, come si legge nella nota diffusa dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, «mentre da un lato il Patto riconosce l’importanza dell’effettività dei LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.] – anche ai fini del monitoraggio e del sistema premiante per le Regioni -, dà un peso all’umanizzazione delle cure, prevede il tanto auspicato Piano Nazionale delle Cronicità, pone al centro i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali e stabilisce una regia e un ruolo chiave alla valutazione dell’innovazione, secondo la metodologia HTA**, dall’altro lato, invece, rinvia ulteriormente questioni storiche sulle quali i cittadini attendevano una risposta immediata. Tra tutte, l’aggiornamento e la revisione dei LEA e del Nomenclatore delle Protesi e degli Ausili, la continuità assistenziale dall’ospedale al domicilio e l’alleggerimento dei ticket. E anche la Direttiva sulle cure transfrontaliere subisce un ritardo sulla tabella di marcia, rispetto a quanto definito nel Decreto Legislativo 38/14, a causa di ulteriori rinvii».
«Totalmente tralasciate poi – si legge ancora nel comunicato – sono state questioni come quelle concernenti i tempi di attesa e la gestione del rischio clinico, mentre su aspetti quali la terapia del dolore e le cure palliative, nonostante rappresentino una priorità nel Semestre Europeo di Presidenza Italiana, vi è un solo richiamo relativo alla presenza di una figura medica formata ed esperta sul tema del dolore nelle AFT e UCCP [rispettivamente Aggregazioni Funzionali Territoriali e Unità Complesse di Cure Primarie, N.d.R.]».
«Vigileremo sulla concreta attuazione del Patto in ogni sua parte – sottolinea in conclusione Tonino Aceti – monitorando il rispetto delle scadenze e richiamando le Istituzioni ad adempiere agli impegni assunti. Non mancheremo inoltre di dare il nostro contributo basato sulle reali esigenze, per un Servizio Sanitario in cui il cittadino sia centrale, anche se non è espressamente previsto un ruolo alle organizzazioni di cittadini e pazienti. Il Tribunale per i Diritti del Malato, infatti, intende essere attore e non spettatore di questo processo». (S.B.)
*Il Patto per la Salute è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio Sanitario Nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà del sistema.
**L’Health Technology Assessment (HTA) è un approccio multidimensionale e multidisciplinare per l’analisi delle implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali di una tecnologia, attraverso la valutazione di più dimensioni, quali l’efficacia, la sicurezza, i costi, l’impatto sociale e organizzativo. L’obiettivo è quello di valutare gli effetti reali e/o potenziali della tecnologia, sia a priori che durante l’intero ciclo di vita, nonché le conseguenze che l’introduzione o l’esclusione di un intervento ha per il sistema sanitario, l’economia e la società.
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