Nel giugno scorso, a Roma, si è vissuta una splendida giornata, quando è stata inaugurata la Casa Museo dello sguardo sulla disabilità [se ne legga un ampio servizio anche in questo stesso giornale, N.d.R.].
Qui vorrei cercare di raccontare il significato di tale iniziativa, per come l’ho vissuta attraverso i miei occhi, quelli di un genitore, che il proprio sguardo lo ha dovuto affinare per necessità, fino a farne un sesto, attentissimo senso, naturalmente con un approccio pragmatico, che è stato però meravigliosamente illuminato e integrato da quello scientifico di Stefano Onnis, il responsabile e autore del progetto della Casa Museo, grazie alla sua formazione di etnoantropologo.
L’iniziativa è promossa e sostenuta dall’Associazione Come un Albero, che lo ospita nei suoi accoglienti locali, ove vengono da qualche anno svolte attività di inclusione di persone con disabilità, principalmente intellettiva, aprendosi a frequentatori con e senza disabilità, e cercando di interagire strettamente con il tessuto sociale del proprio quartiere.
Spesso mi càpita di dire che molti di noi si sentono “visceralmente a casa propria”, dentro i locali dell’Associazione, e questo perché è a casa propria che si riesce più facilmente a rilassarsi ed è a casa propria che si compiono alcuni degli atti più significativi della vita.
Ed è proprio qui che abbiamo potuto vedere l’evoluzione incredibile dei nostri figli, partecipare con loro a stimolanti progetti, ascoltare da persone straordinarie – una per tutte, la scrittrice Clara Sereni – le semplici storie di vita quotidiana, eppure così pregne di significato, o apprendere di argomenti assai interessanti, come l’economia solidale e le sue reti, accrescendo così la nostra personale cognizione del fenomeno della disabilità, spesso con aspetti che mai saremmo stati in grado di comprendere da soli.
La Casa Museo rappresenta un ulteriore passo avanti in questo percorso, perché la disabilità vi viene realmente osservata con spirito inclusivo, spiegandone contemporaneamente i meccanismi sociali e culturali che invece tuttora spingono verso la sostanziale esclusione di essa, soprattutto quando si parla di disabilità intellettiva.
Il percorso di comprensione si realizza mediante il passaggio nelle varie stanze della Casa, ognuna delle quali si apre con una chiave, che in realtà è la chiave di lettura di un particolare aspetto. In ogni stanza, cioè, si ricevono degli spunti che portano a riflettere e a comprendere i vari temi e i diversi problemi, dallo stigma ai meccanismi di inclusione/esclusione.
La Casa Museo, dunque, è al tempo stesso il coordinamento di tutte le esperienze e di tutti i progetti fin qui felicemente portati a termine, lo strumento con cui queste esperienze e questi progetti vengono messi a disposizione di una più facile comprensione da parte dei suoi visitatori (anche quelli che ancora non conoscono il mondo della disabilità), e il punto di partenza per un ampliamento senza limiti del “tesoro di esperienze” di questo sguardo, che ci porterà sempre più vicini alla realizzazione di un vero processo inclusivo.
In altre parole, la Casa Museo non vuole solo farci comprendere quali debbano essere gli obiettivi, ma parallelamente intende anche realizzarli, tramite l’inclusione sociale e lavorativa di alcune persone con disabilità intellettiva, che accolgono i visitatori e somministrano loro i prodotti biologici del bar e della cucina dell’Associazione.
Perciò non posso che invitare tutti a visitarla, perché qui si realizza qualcosa di stupefacente: sono proprio i visitatori, infatti, quelli che ne arricchiscono e ne arricchiranno la dotazione, con le esperienze, le storie, le narrazioni e i ricordi che ciascuno di loro apporterà; cosicché lo “sguardo sulla disabilità” diverrà sempre più ampio, la Casa Museo più ricca di testimonianze, le visite maggiormente capaci di fornire arricchimento spirituale a chi ne usufruirà e l’inclusione sociale interna alla struttura – ma successivamente anche esterna – sempre più efficace.
E l’importanza di questi obiettivi chiama tutti noi a dare appoggio incondizionato e il nostro contributo a questa splendida iniziativa.
Genitore di una persona con disabilità.
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