Ancora una bella idea, ancora un tentativo pubblico di far capire quanto e come possano essere produttive e realizzate le persone con disabilità, quando trovano e mantengono un lavoro e lo svolgono al meglio.
Accadrà domani, 17 luglio, a Milano, a Palazzo Lombardia, avveniristica sede della Regione, come viene raccontato ampiamente in «Vita.it». Emergendo è il nome dell’evento, ovvero bilanci e prospettive di un lungo, paziente e competente lavoro di formazione, informazione e avviamento al lavoro, svolto dalla Provincia di Milano in collaborazione con le altre Istituzioni e con il mondo delle associazioni delle persone con disabilità, della cooperazione sociale, delle imprese pubbliche e private.
Pezzi di storia, battaglie vinte, perse e pareggiate. Bilanci nei quali ogni numero corrisponde a una persona, a un nome, e dunque a una famiglia. E quindi anche cinque, dieci, venti inserimenti lavorativi sono altrettante vite cambiate, migliorate, ricondotte a una dimensione di normalità.
La Repubblica è fondata sul lavoro. Non sempre, non per tutti, e adesso assai meno di anni fa. È la dura legge della crisi, che travolge le norme, le riduce a simulacri di legalità e di rispetto dei diritti, perché quando i licenziamenti si sostituiscono alla contrattazione, non c’è Legge 68/99 che tenga [la Legge 68/99 riguarda le “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.]. Tutti a casa, solo in questo caso c’è piena inclusione sociale dei lavoratori con disabilità!
Ma proprio per questo, ora più che mai, occorre agganciare i primi esili e contraddittori spiragli di ripresa a comportamenti virtuosi e corretti, coerenti con un processo culturale e politico che in realtà, in modo carsico, non si è mai interrotto. Spesso per merito delle singole persone, più che degli apparati e delle istituzioni. I nomi li sanno benissimo tutti coloro che vivono da vicino questo aspetto delicato e complesso del mercato del lavoro. Non è un caso se domani a Milano, in teoria, sarà presente il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti. In teoria, perché di questi tempi sarebbe davvero un’“apparizione miracolosa” la sua, viste le situazioni che è chiamato a gestire in ogni angolo d’Italia, in terra, in cielo e in mare.
Ma se anche non sarà presente di persona, credo che quanto accadrà nell’Auditorium e nel Piazzale della Regione potrà servire a tutti come traccia, come indicazione operativa di quello che si può fare, partendo dai racconti e dalle esperienze – positive e negative – di chi il lavoro lo ha cercato e a volte lo ha trovato.
Sullo sfondo lo sfarinamento delle Province, che avevano larghissima parte del compito di promozione e di presidio dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
La lunga e confusa transizione verso un sistema che non si capisce quale sia, rischia di vanificare o di disperdere un patrimonio ricco di competenze (anche personali), nel quadro di una risistemazione burocratica che difficilmente – e spero di sbagliarmi – metterà al centro il destino dei soggetti destinatari veri degli interventi di sostegno e di inclusione.
Il nostro compito è quello di non abbassare mai la guardia, di non stancarci, di essere sempre “sul pezzo”. Uniti come è giusto, combattivi come è doveroso.