Ma che in Italia si stia andando, speditamente, verso la “scuola dell’esclusione”? Che meraviglia! Ci mancava… Ci mancava qualcosa che ci sorprendesse… E, oplà!, la troviamo, bell’è cotta a Brusciano (Napoli), dove nel locale Istituto Comprensivo – come denunciato recentemente su queste stesse pagine – vi sarà in settembre una classe con quattro alunni disabili su ventidue. E non è l’unico caso. Magari!
“Invisibili” e “classi-pollaio”, che destino… E poi dicono, per l’Italia nell’Unione Europea: «lo Stato, la Costituzione repubblicana, la Bandiera tricolore»…
I sintomi e i segnali, le avvisaglie e gli appostamenti – e non solo questi!- erano tutti nell’aria. In Italia. E già da un po’… C’erano tutti, perché la Politica governativa della disabilità è stata ri-piegata, nell’ultimo decennio, sui tagli e i ri-tagli, sui risparmi indiscriminati, orizzontali e verticali e frontali, senza distinzioni e – questo è grave! – senza ottemperare a quanto stabilito, voluto, garantito dalle Leggi, nazionali e internazionali. Che ci sono e che sono chiare esplicite inconfondibili, nelle garanzie nelle tutele nei diritti delle Persone con disabilità, in Famiglia, a Scuola, in Società…
Che meraviglia! Evidentemente diventiamo, guardando i fatti, sempre più colti e sempre più civili! Alla faccia dei barbari dei bruti dei primitivi… del Monte Taigèto e della sua “perfezione”… [è diffusa la leggenda che sul Monte Taigeto, presso Sparta, in Grecia, nell’antichità venissero abbandonati i bimbi nati deformi e destinati a soccombere alle intemperie e alle fiere, N.d.R.]. Non ci resta che l’ironìa… E l’amarezza.
Quel che si sta realizzando a Brusciano «si profila – annota un amaro e triste Antonio Nocchetti, presidente dell’associazione napoletana Tutti a Scuola – come una vera e propria esperienza pilota di “distruzione della scuola dell’inclusione”».
Noi, alla tristezza, sconforto, amarezza di Nocchetti, contrapponiamo l’ironia, lo scherno, l’umorismo, memori come siamo (conosciamo la Storia degli ultimi quarant’anni dei processi di Inserimento-Inclusione-Integrazione-Valorizzazione delle Persone con disabilità) della “felice” via italiana all’integrazione, studiata da tutto il mondo, invidiata, imitata…
Consiglio di Stato, Sentenza del giugno 2011 [n. 3512/11, N.d.R.]. È importantissima. Riferisce Corrado Zunino in «la Repubblica» del 16 settembre 2011: «Da ventisei in su, per il Consiglio, la classe è pollaio. E ci sono tre sentenze del TAR Molise firmate a ridosso dell’anno scolastico che confermano: in aula non più di venticinque. “Non si può pregiudicare il rispetto di norme igieniche e di sicurezza”. E la possibilità di ascolto della lezione. Sono 1,96 i metri quadrati necessari per ogni alunno».
C’è poi la possibilità che nella classe sia iscritto e frequenti un alunno con disabilità. Allora, la classe stessa diventa di venti: diciannove più uno…
Sogni! Ormai, da anni, sempre più sogni. La “ragion di Stato” – tagliare, risparmiare – impone sacrifici, a tutti, senza eccezioni, distinguo, deroghe… Il risultato è sotto gli occhi di tutti! Oves et boves [“pecore e buoi”, N.d.R.]: insieme, allegramente. E i conti tornano. Mica tanto…
«Ecco la classe pollaio con trentasette ragazzi. Già nella terza fila non si vede la lavagna né si sente il prof. Ogni brusio diventa un grido e dal fondo della classe, per poter sentire la lezione, servirebbe che i prof parlassero al microfono»(siamo al Liceo Mamiani di Roma. Firmato Viola Giannoli). Vogliamo parlare del Diritto allo Studio e alla formazione della personalità dei giovani o lasciamo stare, per l’amor di Dio?
E ancora: «…l’emergenza deriva dal taglio nazionale effettuato dal MIUR di 1.400 docenti, nel 2014, pur in presenza di 34mila iscritti in più nelle nostre scuole. Dalle Regioni stanno pervenendo dati allarmanti sulla costituzione di organici ridotti all’osso e di classi con numeri di studenti ben al di sopra dei parametri previsti dalla legge per garantire il diritto alla studio e la sicurezza negli ambienti pubblici. Una delle situazioni più difficili si sta registrando in Piemonte: fino a 45 alunni per aula…».
O tempora! O mores! [“O tempi! O costumi!”, N.d.R.]. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, se c’è, batta un colpo! E si guardi dai “falsi profeti” e dai tanti “ciarlatani” che la circondano. Con qualche eccezione! E diciamo tutto ciò senza arroganza, ma dall’alto della nostra ben nota, consolidata, esperienza umana e professionale…
La Civiltà del nuovo Umanesimo, per la quale stiamo lottando con tutte le forze (sempre con la schiena dritta… in questi nostri tempi, tristi, di “lecchinismo” diffuso e di largo “saltinbanchismo”… e, dunque, invisi a moltissimi, potenti lestofanti arruffoni), indica, grida, urla la Solidarietà dei Diritti Umani fondati sulla Giustizia. Che parla di Pluralismo e di Democrazia. Che osanna la Filosofia dell’uguaglianza e della diversità, di cui troviamo traccia, indelebile, già in un documento ufficiale della Scuola italiana, del 1982, all’epoca definito come “Relazione Fassino”.
«…una classe con quattro alunni disabili su ventidue…»: situazioni simili sono diffusissime, purtroppo, lungo le varie Istituzioni del nostro Stivale… Ditemi voi se questa è Scuola. Spiegatemi, per piacere, quale Pedagogia e quale Didattica si possono applicare. Qual è, com’è, il rapporto alunno-docente, alunni-docente, alunno-docenti… E i successi, scolastico e soprattutto formativo, che fine fanno? C’è, forse, un “obbligo” (costituzionale) di dieci anni e un’etica formativa che lo sorregge?
Diciamo la verità, evidentemente il destino della Scuola italiana e di chi ci sta dentro (studenti/esse, docenti, personale ATA [Ausiliari, Tecnici e Amministrativi, N.d.R.], genitori, dirigente scolastico…), ebbene esso non sta a cuore a nessuno, non interessa e basta. Fatta qualche eccezione. E siamo più di un milione di Persone. Genitori esclusi…
Quattro Persone disabili in classe e poi, immancabilmente, qualche alunno/a ADHD, DSA, BES [rispettivamente “deficit di attenzione e iperattività”, “disturbi specifici dell’apprendimento” e “bisogni educativi speciali”, N.d.R.], “straniero”, zingaro, svantaggiato…, dunque: a che gioco giochiamo? E del “povero” “s-considerato” “negletto” docente, stressato, umiliato, depresso, ai limiti, continui, di una crisi di nervi, vogliamo parlare o lasciamo stare?
I care – diciamolo pure – è un motto e basta! Povero don Lorenzo Milani…
La Politica governativa è il nodo da sciogliere. È questo il cuore pulsante del problema. Che si può risolvere. Ma, bisogna volerlo: pensare la soluzione, parlarne, realizzarla veramente praticamente realmente. Alla luce del sole…
Epperò, chi è chi? I “politici” che governano chi sono? A cosa pensano? Cosa vogliono? Una “grande Scuola in Europa” è espressione culturale e civile di chi governa; è lo specchio della visione del mondo; è, infine, la forma mentis concretizzata verso i Valori e gli Ideali, diffusamente condivisi. Che ci sono e come!
In questa nostra Società degli sbandamenti e delle illusioni, dove si vendono per “merce fina” l’apparire e il potere e, in particolare, il dio danaro che può tutto (compreso comperare-vendere le Persone), ebbene in questa Società glocale, checché se ne dica, solo la Cultura (libera democratica pluralistica), solo la Cultura, intesa come Humanitas e come Paideia [sinonimo di “cultura” ed “educazione”, in greco antico, N.d.R.], ci salverà.
Ma, di nuovo: Chi è chi al Governo? Avere una grande Scuola è scelta di Valore politico e socio-culturale, perché – tutti lo dicono, ed è vero! – la grande Scuola è il cuore pulsante della Società. Alias: grande Scuola italiana = grande Società italiana.
Che ci sia insomma un “rapporto diretto” tra la qualità e la sicurezza delle strutture scolastiche, che accolgono e ospitano gli studenti/esse, per diversi anni, e la funzionalità pedagogica e l’efficienza didattica delle stesse, non ci sono dubbi. D’altronde, la normativa vigente parla chiaro e mette con le spalle al muro chi di competenza. Che poi ai responsabili della qualità-sicurezza delle strutture, quando succedono “cose brutte” (e ci vanno di mezzo, sino alla morte, Persone…), generalmente non succeda niente (tranne che le lacrime del coccodrillo!), questa è un’altra questione. Che la dice lunga sulla considerazione in cui è stata tenuta ed è tenuta la Scuola italiana-europea e chi ci sta dentro e ci lavora…
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, qualcosa, oggi, la sta facendo. Ed è sotto gli occhi di tutti. Ma è troppo presto per giudicare, per capire se è “fuoco di paglia” o vera presa di coscienza del fatto che la struttura scolastica è di fondamentale importanza non solo per la salute dei Cittadini/e (garantita dalla Costituzione), ma per gli stessi apprendimenti: per quella “formazione della Persona che dura tutta la vita” e che realizza, tra l’altro, una delle fondamentali “competenze-chiave” (“l’imparare a imparare”) indicate dalla Politica dell’Unione Europea, “dentro” la filosofia della «dimensione europea dell’insegnamento/apprendimento» (si veda, al proposito, la lezione di Antonio Augenti, già direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione e poi docente di Educazione Comparata al Diritto dell’Unione Europea).
Un esempio: la “situazione paradossale” della Scuola di Trenta (Cosenza), che circa due anni fa fece scalpore e della quale si occupò, ahimè, la stampa nazionale. Che scrisse: «Senza spazi sufficienti per ristrutturazioni in corso, cinque classi delle medie di Trenta, Cosenza, sono sistemate nella sala del consiglio comunale, nella sala degli assessori, nella sede dei vigili urbani, nella biblioteca comunale».
Un altro esempio e poi basta: «Aule strapiene, il prof è scagionato. Non è responsabile per l’incidente capitato a uno studente. La Corte dei Conti: è la scuola a dover pagare per gli eventuali danni subiti dal ragazzo» (in «ItaliaOggi», 27 settembre 2011).
Se in tutto questo scenario si colloca la garantita formazione degli studenti/esse disabili, allora si comprendono tante cose. E questa “formazione” si definisce, nella Giurisprudenza diffusa, come “diritto soggettivo pieno”, senza “se” e senza “ma”. Senza fare “Giustizia orizzontale “tra le “parti”, perché le “parti” sono disuguali e vanno trattate con… diversa equità. Questo recita, tra Leggi ed Etica, la Giustizia: quella con la G maiuscola, Valore di Solidarietà sempre più assente.
«Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali», urliamo con l’irriverente don Milani (Lettera ai giudici), che è stato veramente evidentemente concretamente dalla parte dei molti, degli oppressi, degli ultimi.
Lo Stato è povero, meschino! E allora? Bisogna pagare! Chi paga? Sempre gli stessi… È retorica, populismo, demagogia? Oltre quarant’anni di testimonianza “dentro” la Scuola italiana, passati a lavorare con passione e orgoglio, e con professionalità competente (dicono in molti), dovrebbero convincere sulla “verità”: una grande Scuola – per una grande Società – è la scommessa e la sfida di un Governo illuminato, che rema alacremente, con convinzione, verso il nuovo Umanesimo, verso la Civiltà dei Valori, tra i quali spicca, al primissimo posto, la Cultura (i Saperi, le Conoscenze…), che libera dall’ignoranza che attanaglia sempre le Persone consapevoli-coscienti, e va verso la Felicità. Nel Lavoro.
In questo contesto di idee, sicuramente complesso (con fili e con reti che si ri-chiamano e si intrecciano diversamente), le strutture fatiscenti e le “classi pollaio” rappresentano “una” cartina di tornasole per chi governa la Politica nazionale della Scuola italiana.
Insomma, cari Renzi e Giannini, occhio al “problema dei problemi”, per risolverlo, subito, in un tempo ragionevole. Intelligenti pauca! [“a buon intenditor poche parole”, N.d.R.] Auguri.