«Vi sono due specie di critiche: l’una che s’insegna più di scorgere i difetti, l’altra di rivelare bellezze. A me piace più la seconda che nasce da amore e vuole destare amore, che è padre dell’arte, mentre l’altra somiglia superbia e, sotto colore di cercare la verità distrugge tutto e lascia l’anima sterile»: questo pensiero di Luigi Settembrini, che prende vita circa centocinquant’anni fa da considerazioni riferite a un particolare e sicuramente diverso contesto storico, politico e sociale, può tuttavia essere preso come modello anche oggi – alla luce di alcuni avvenimenti che in queste settimane hanno sollevato gli animi e mosso le critiche di molti – per sottolineare un’eterna verità.
Il senso critico di ogni essere umano, infatti, porta spesso a giudicare, a condannare, a evidenziare mancanze e problematiche, anziché a dare origine a una positività di pensiero che lo induca a ricercare soluzioni e opportunità. E invece credo che da ogni cosa – anche se negativa – si debba scorgere un significato positivo che sia segno di riscatto e di rinascita.
La crudeltà degli atti che si sono perpetrati nei confronti di persone con autismo a Grottammare (Ascoli Piceno), che hanno portato all’arresto di cinque operatori della struttura coinvolta, altro non sono che la prosecuzione di innumerevoli atti “barbarici” commessi in altri luoghi del “Bel Paese” nel corso degli ultimi anni!
Tutto questo deve, senza alcun dubbio, farci riflettere, ma non con l’intento di volere ad ogni costo evidenziare una grave mancanza nel sistema dell’assistenza pubblica e residenziale, bensì con la consapevolezza che ora più che mai è necessario trovare una soluzione alternativa, a partire dal presupposto che l’essere umano di qualsiasi condizione o ceto sociale non va denigrato, offeso, violentato, annientato, umiliato o condannato a un qualsiasi stato di inferiorità… Dobbiamo insomma ritrovare la bellezza negli atti e nei pensieri…
Le varie vicende scoperte, del resto, ci costringono a mettere a confronto due diversi stati d’animo, il primo dei quali nasce dalla rabbia e dal rancore nei confronti delle Istituzioni e delle persone senza morale, protagoniste dei fatti spregevoli di cui tutti siamo a conoscenza. Il secondo, invece, ha origine da un forte senso di umanità e uguaglianza, dalla volontà di migliorare la vita di tutti coloro che sono stati privati sì di alcune facoltà, ma certo non del sacrosanto diritto a un’esistenza serena.
Ecco, ciò che dobbiamo tenere vivo in noi è questo secondo modo di essere che ci porta a evidenziare il problema, ma solo per ricercarne la giusta soluzione.
Noi genitori di ragazzi autistici della Spezia una soluzione l’abbiamo pensata e fortemente voluta. Alla fine dello scorso anno, infatti, abbiamo dato vita a una Fondazione – Il Domani dell’Autismo – che ci vede uniti per evitare che i nostri figli – “dopo di noi”- siano costretti a intraprendere un percorso, purtroppo tristemente noto a tutti, all’interno di strutture istituzionalizzate. Il nostro scopo è di permetter loro di continuare a vivere nella propria casa, con tutti i vantaggi e i diritti comuni ad ogni essere umano.
Tutto il nostro progetto, quindi, ruota attorno a un’abitazione, vista come un “centro abilitativo”, dove i ragazzi dovranno imparare a vivere e a convivere, come il luogo in cui “ritirarsi” e “ritrovarsi”, dopo una giornata trascorsa a svolgere le mansioni più diverse.
L’obiettivo finale è di permettere ai nostri figli di Vivere il loro Domani il più serenamente possibile, presso le loro abitazioni o in case che prevedano al massimo tre ospiti, i quali saranno seguiti da una persona che, a seconda del loro livello o grado di difficoltà, dovrà svolgere funzioni di coordinatore o di educatore assistenziale.
E questa è una promessa che abbiamo fatto ai nostri figli!
Naturalmente la nostra idea ha bisogno di essere affinata, adeguata alle varie esigenze che si presenteranno nel corso del tempo, sviluppata in funzione delle nuove informazioni che arriveranno e infine condivisa con altri perché diventi un modello abitativo autofinanziabile e sostenibile in diversi contesti che prevedano vari gradi di adattabilità.
Il nostro grande sogno è che strutture simili a quelle assurte tristemente alle cronache nazionali vengano dapprima abbandonate, poi riqualificate e inserite in progetti che abbiano sì fini assistenziali, ma visti in un’ottica di abilitazione, integrazione e inclusione.
Il nostro modo di vedere lontano ci porta poi a pensare che – sempre per il bene dei nostri figli – dovremmo agevolare ed essere noi stessi gli artefici di un cambiamento. Il nostro modello abitativo, infatti, non si limita ad offrire una struttura nella quale vivere, ma segna la nascita di un vero progetto di vita e dovrà essere l’unica risposta possibile a questo continuo degenerare del sistema di assistenza pubblica e sociale che non è in grado di erogare un servizio di qualità, ma che continua a negare, nascondere, violentare, sia psicologicamente sia fisicamente…
Noi genitori di ragazzi autistici siamo stati lasciati soli, ma non siamo soli… L’uno sosterrà l’altro e lottando tutti assieme, alla fine sapremo di creare per i nostri figli un sereno domani. Poter vivere infatti un futuro soddisfacente non è una speranza, ma un diritto, un dono, un’eredità, che vogliamo e dobbiamo lasciare ai nostri figli.
Noi genitori di ragazzi con disabilità possiamo contribuire a far sì che le Istituzioni intensifichino i loro controlli, che siano più severe e più attente nella scelta del personale, ma – anche con tutta la buona volontà che ci caratterizza – non saremo mai in grado di cambiare certe mentalità prive di ogni valore umano, che sono di ostacolo a una rinnovata apertura mentale, a un’evoluzione della cultura e che determinano, di fatto, una perdita di fiducia nel ruolo e nell’operato delle Istituzioni stesse.