E anche una testata autorevole come «Superando.it» si è fatta ingannare da fonti sicuramente attendibili, ma disinformate o colpevolmente “ignoranti” – nel senso etimologico del termine – quando il 29 agosto scorso ha riportato la notizia [si veda l’articolo “È nata la Bandiera Lilla!”, N.d.R.] dell’attribuzione della Bandiera Lilla come «nuovo simbolo del turismo fruibile da parte di tutti» a dieci Comuni liguri.
L’errore sta in quel «tutti» che ancora una volta, per l’ennesima volta, esclude invece i ciechi e gli ipovedenti e attribuisce patenti di “virtuosità” a Comuni che hanno violato pesantemente la legge, nel momento in cui hanno eseguito lavori nei quali si sono “dimenticati” di comprendere i segnali tattili e le mappe a rilievo necessari per abbattere le barriere senso-percettive, come ha dovuto ammettere lo stesso Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Loano (Savona), uno dei premiati.
Ma la colpa originaria sta nel bando istitutivo di queste bandiere, che ha fissato dei «severi parametri» i quali però evidentemente ignorano del tutto la normativa vigente. Il risultato è che gli Amministratori di dieci Comuni, i titolari di strutture ricettive, commerciali, sanitarie, sportive e di intrattenimento riterranno di avere la coscienza a posto e non penseranno neppure per un momento di dover adottare quei semplici accorgimenti per rispettare veramente il diritto di tutti.
Condividiamo quindi l’auspicio dell’articolo di «Superando.it», che l’iniziativa sia replicata in altre Regioni italiane, ma a patto che nei relativi bandi sia chiaramente prevista la valutazione del grado di eliminazione anche delle barriere senso-percettive.
Ed ecco, qui di seguito, il pezzo elaborato da chi scrive, che è stato inviato alla testata «Il Secolo XIX» e che ha fornito il materiale per un articolo pubblicato dal quotidiano ligure il 18 agosto scorso.
«Bandiere lilla per il “turismo accessibile”, per i Comuni che hanno “eliminato le barriere architettoniche”, che hanno sensibilità verso i “disabili”.In tutti questi termini si nascondono delle menzogne inconsapevoli che creano, però, dei danni reali.
Leggendo l’articolo Loano premiata con la Bandiera Lilla per il turismo “accessibile”, pubblicato nell’edizione del 6 agosto scorso de “Il Secolo XIX” (cronaca di Savona), si dovrebbe concludere che Loano ha risolto molti problemi di mobilità per le persone con disabilità. Ciò sarebbe pure vero se si rimanesse ancorati ad un errore di fondo e, ahimè, molto diffuso, quello cioè di identificare i disabili con le persone che usano la sedia a ruote. Questa identificazione è una barriera culturale stratificata nel tempo e dura a morire, rafforzata da un equivoco consistente nell’avere scelto come simbolo internazionale dell’accessibilità proprio la sedia a ruote: “Dove può circolare una carrozzina – si pensa – vi è accessibilità per tutti”. In realtà su 100 persone disabili, solo una è costretta ad usare tale mezzo di spostamento; gli altri 99 hanno disabilità fisiche di vario tipo, minorazioni della vista o dell’udito, problemi cognitivi o relazionali. Non a caso oggi si parla di progettazione per un’utenza ampliata.
Questo errore fa sì che il Sindaco di Loano, Luigi Pignocca, sia convinto di avere eliminato alcune barriere architettoniche creando degli scivoli, cosa buona e giusta per le persone che usano la sedia a ruote, ma che è un invito al suicidio per i non vedenti, se sullo scivolo non viene posto il segnale tattile prescritto dalla legge, ma molto spesso dimenticato da chi esegue il lavoro. Eppure il segnale di “Pericolo valicabile”, che serve ad evitare che il cieco si venga a trovare senza accorgersene in mezzo alla strada, costa poche decine di euro e può anche essere incollato sulla pavimentazione esistente.
Ugualmente il Sindaco sbaglia quando afferma che il lungomare di quattro chilometri è “del tutto privo di barriere architettoniche”, come anche gli impianti sportivi, e che si possa “passeggiare nel porto turistico della Marina di Loano” senza problemi. Il non vedente che si fidasse di queste affermazioni, andrebbe incontro ad amare sorprese per la mancanza di segnali tattili che gli consentissero sia di orientarsi per raggiungere le varie destinazioni, ma più ancora di evitare il pericolo di cadere in mare, come purtroppo è capitato altrove a nostri soci, con conseguenze talora tragiche.
Sarà pure in buona fede il Signor Sindaco, ma dovrebbe sapere, o comunque dovrebbe essere informato dai suoi tecnici, che il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 503 del 1996 definisce barriera architettonica anche “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi”. Ne consegue che il porto turistico non è affatto accessibile a tutti, come la legge prescrive, perché mancano segnali tattili di orientamento, come quelli del Sistema LVE [Loges-Vet-Evolution, N.d.R.], l’unico riconosciuto dalle Associazioni di categoria come idoneo, nonché i segnali tattilo-vocali di arresto/pericolo sul bordo delle banchine, che evitano il rischio di cadute e informano il disabile visivo sulla sua posizione, esigenza segnalata ai gestori dei porti anche dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto.
E per terminare con il “botto finale”, la Bandiera Lilla al merito del turismo accessibile è stata assegnata a dieci Comuni della Riviera ligure in nessuno dei quali esiste anche una sola struttura ricettiva “accessibile” nel senso proprio e giuridico del termine, in quanto nessuna ci consta sia fornita di percorsi tattili e mappe a rilievo, che sono gli ausili necessari a chi non vede per muoversi in tutte le parti dell’edificio “in condizione di adeguata sicurezza e autonomia”, come richiesto dalla legge (Decreto Ministeriale 236/89). A nulla servono, infatti, i tasti dell’ascensore con i numeri in Braille, se poi per trovare l’ascensore è necessario essere accompagnati!
E il danno – veramente grave e perdurante per le persone con disabilità visiva – sta nel fatto che, sia nelle strade e nelle piazze, sia all’interno degli edifici pubblici e privati, come centri commerciali, banche, centri sportivi, ambulatori ecc., l’eliminazione dei gradini sia percepita come superamento delle barriere architettoniche per tutti e quindi come compito eseguito e legge rispettata. Ma non è così, ed e è essenziale che i tecnici comunali, i professionisti privati, i politici e i giornalisti escano da quell’errata e limitativa identificazione, facendo ciascuno la propria parte per tendere a un mondo sempre meno pieno di barriere di ogni genere, e che lo sia veramente per tutte le persone».
Ben volentieri prendiamo atto di quanto segnalato dal Presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), aprendo naturalmente le nostre pagine a motivate repliche da parte di chi viene citato nella presente nota e ricordando anche che la battaglia contro tutte le barriere – architettoniche, senso-percettive e culturali – è e sarà sempre uno dei principali “punti fermi” del nostro giornale.
Presidente nazionale dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), vicepresidente dell’INMACI (Istituto Nazionale per la Mobilità Autonoma di Ciechi ed Ipovedenti).
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