Nella foto qui a fianco, sto toccando l’oggetto più antico mai trovato sulla Terra. Probabilmente è vero. Di sicuro non avevo mai accarezzato un meteorite fino a pochi giorni fa, quando ho visitato, in vacanza in Alvernia (Francia), il parco di attrazioni Vulcania, nel cuore del Puy-de-Dome, regione vulcanica a due passi da Clermont-Ferrand.
Non è Gardaland, è qualcosa di molto diverso: un luogo divertente, ma anche istruttivo, nato attorno all’idea di fornire emozioni e informazioni sui vulcani, sulla loro storia, sul loro impatto nell’evoluzione della specie e della civiltà.
Perché ne sto parlando? Lo avete già intuito. Perché è completamente accessibile a tutti, comprese le persone con disabilità motoria, sensoriale e anche intellettiva. Non c’è nulla che io non abbia potuto fare o vedere, perché era previsto sin dall’inizio della progettazione che vi fosse una corretta attenzione all’accessibilità e alla fruibilità del luogo. E così ho anche accarezzato un meteorite. Ma non solo.
In un altro luogo magico, a poche centinaia di metri di distanza, sono riuscito a scendere sino al cratere di un vulcano (ovviamente spento…) che si chiama Lemptegy. In questo caso l’accessibilità era garantita da un trenino, di quelli che siamo abituati a vedere quasi ovunque, anche in Italia. La differenza è che questo semplice trenino, nella carrozza di coda, ha una rampa manuale che consente al conducente – che fa anche da guida nel percorso – di far salire a bordo un turista in carrozzina come me, accanto e assieme agli altri turisti.
E così, senza alcuna fatica o discriminazione, mi sono trovato in mezzo ai depositi di lava e ho provato una sensazione inebriante di libertà.
Sono solo due esempi per raccontare un “pianeta differente”, al quale non siamo onestamente abituati, nel quale l’accessibilità per le persone a mobilità ridotta (in sigla PMR) o non udenti, o non vedenti, è una questione assolutamente normale, quasi scontata.
Per dieci giorni – e non ero in Svezia o in Germania, ma a soli 600 chilometri da Milano – ho vissuto in totale libertà di movimento. Informazioni facili da trovare, attenzione e accoglienza nei luoghi turistici, ma anche nei ristoranti, nei negozi (praticamente tutti privi di barriere), nei mezzi pubblici di trasporto (in particolare un tram talmente bello e comodo da invogliarmi ogni giorno a un tragitto dall’albergo al centro di Clermont-Ferrand, senza dover utilizzare per forza la mia macchina).
Altre sensazioni provate e metabolizzate: i posti di sosta contrassegnati a terra sono molto larghi e ben visibili, e dunque consentono qualsiasi soluzione di salita e discesa, laterale o posteriore, ma soprattutto sono quasi ovunque lasciati liberi. Eppure per strada, nelle piazze, nei viali, si vedono molte persone con disabilità. Non solo in carrozzina, manuale o elettronica, ma anche non vedenti, in piena autonomia con il bastone bianco e lo smartphone all’orecchio che dà le istruzioni per orientarsi. E sto parlando di una città di provincia, come Clermont-Ferrand, con salite e discese, e non di una metropoli ultramoderna.
Ma la cosa che più mi ha colpito in questa vacanza gradevole e serena è stata la qualità dell’accoglienza, basata, in sostanza, su una sostanziale indifferenza rispetto all’handicap. Io ero semplicemente un turista normale al quale, in determinate situazioni – come l’ingresso alle singole attrazioni dei parchi – bastava dedicare un’attenzione competente e discreta.
Mi rendo conto di rischiare di apparire esterofilo, ma non è questo il punto: sono tornato con la convinzione che sia possibile – ragionevolmente – ottenere anche in Italia livelli migliori di accessibilità e di accoglienza, prima di tutto applicando le leggi che ci sono e facendole rispettare (non sono molto diverse da quelle francesi) e poi costruendo una cultura positiva e tollerante dell’inclusione universale delle singole diversità.
Mi sono sentito libero, ero nella città di Georges Couthon, che ai tempi della Rivoluzione Francese rappresentò il primo grande esempio di persona con disabilità in grado di vivere da protagonista il suo tempo (tanto da finire ghigliottinato!).
A Clermont-Ferrand il suo nome è dappertutto. A Orcet, il suo paese di origine, a pochi chilometri di distanza, una targa ricorda la sua casa natale, dove adesso lavora una cooperativa di teatro amatoriale. E il Comune – un edificio sicuramente risalente alla sua epoca – fa bella mostra, proprio sulla facciata, di un ascensore modernissimo, esterno, sulla cui superficie è scritto Mairie: municipio. La casa di tutti i cittadini.