Parla di “congiura del silenzio”, un nostro Lettore, a proposito dei posti previsti (ma non coperti) per le cosiddette “categorie protette”, fissati dalla ben nota Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), provvedimento certamente “storico”, in àmbito di disabilità, ma anche, per diverse ragioni, uno tra i meno applicati.
Nei giorni scorsi, tra l’altro, ha fatto particolarmente discutere una vicenda verificatasi a Chieti – in apparenza grottesca, ma in realtà un chiaro tentativo di aggirare le norme vigenti – dove il locale Centro per l’Impiego, “in applicazione” della Legge 68/99, ha offerto a un giovane con tetraparesi spastica mansioni da gruista, saldatore, carrozziere, manutentore meccanico e simili… E per fortuna – commentavamo – che la Legge 68/99 era stata incardinata proprio sul cosiddetto “collocamento mirato”…
Quella notizia aveva fatto tornare in mente a molti anche la recente Legge 125/13 – della cui approvazione questa testata si era a suo tempo ampiamente occupata – che aveva convertito con modifiche il cosiddetto “Decreto Legge di razionalizzazione della Pubblica Amministrazione”, prevedendo chiaramente che le Amministrazioni Pubbliche procedessero «a rideterminare il numero delle assunzioni obbligatorie delle categorie protette sulla base delle quote e dei criteri di computo previsti dalla normativa vigente […] [in] deroga ai divieti di nuove assunzioni previsti dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l’amministrazione interessata sia in situazione di soprannumerari età [grassetto redazionale]» (articolo 7, comma 6).
La realtà, purtroppo, è tutt’altra. Come sottolinea infatti Carlo Giacobini , responsabile del Servizio HandyLex.org, «le maggiori elusioni dagli obblighi di riserva interessano di fatto proprio le Pubbliche Amministrazioni, settore in cui vi è anche una notevole incertezza sulle stesse responsabilità dei dirigenti che non provvedono ad ottemperare alle prescrizioni della Legge 68/99».
Ma non solo. Per tornare infatti alla “congiura del silenzio” di cui parlava il nostro Lettore, in tale materia va registrato – eufemisticamente – un certo “credito informativo”, rispetto a dati che dovrebbero naturalmente essere di pubblico accesso e che invece risultano quanto meno difficili da reperire. Sarebbe troppo, ad esempio, poter conoscere con certezza quale tasso di elusione vi sia in “giganti” del settore, come l’INPS o nelle stesse Aziende USL?
Tra non molto, a quanto ci risulta, dovrebbe arrivare, da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la pubblicazione della Settima Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 68/99, ma riteniamo di non poterci contare più di tanto, pensando ai contenuti di quelle precedenti, in genere molto lacunosi sui dati, sulle sanzioni e sullo stesso ammontare di queste ultime nel settore privato. C’è dunque qualcun altro che potrà aiutarci a svelare quella “congiura del silenzio” e a informare i Lettori su quelle che potrebbero addirittura configurarsi come vere e proprie “voragini di illegalità”? (Stefano Borgato)