Un impegno comune per la Non Autosufficienza

di Nerina Dirindin*
«Il compito del Governo - scrive la senatrice Dirindin, a proposito del “secchio di acqua gelata” contro la SLA - non è versarsi secchi d’acqua sulla testa, ma stanziare risorse adeguate, per garantire l’esigibilità dei diritti civili e sociali a tutti cittadini». E aprendosi al confronto con tutte le realtà che si occupano e vivono situazioni di non autosufficienza, dichiara di «volersi impegnare a proporre soluzioni per incrementare il finanziamento alla Non Autosufficienza»
Beatrice Lorenzin, "Ice Bucket Challenge"
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, mentre si sottopone all'”Ice Bucket Challenge” (“Sfida del secchio di ghiaccio” contrto la SLA)

Vorrei condividere con i Lettori di «Superando.it» alcune riflessioni sull’Ice Bucket Challenge [“Sfida del secchio di ghiaccio” contro la SLA-sclerosi laterale amiotrofica, N.d.R.] di quest’estate.
Abbiamo tutti visto il presidente del Consiglio Renzi e poi le ministre Lorenzin (Sanità) e Madia (Semplificazione e Pubblica Amministrazione) calarsi sul capo un secchio d’acqua gelata. Riteniamo fondamentale che lo Stato finanzi le politiche a sostegno della non autosufficienza in modo adeguato e sistematico. Per questo, quelle secchiate d’acqua dei rappresentanti del Governo ci appaiono come l’immagine di una battaglia persa, non certo di una sveglia.

In occasione della Legge di Stabilità per il 2014 abbiamo presentato, tra gli altri, un emendamento volto a potenziare l’assistenza socio-sanitaria domiciliare a favore delle persone non autosufficienti con patologie cronico-degenerative gravi. L’emendamento è stato bocciato: il Governo ha scelto di destinare i soldi al ripianamento dei debiti dei Policlinici privati.
Sono queste le scelte che fanno da sfondo all’Ice Bucket Challenge dei rappresentanti del Governo, lanciando un messaggio da non sottovalutare: dove lo Stato non può o non deve arrivare, soccorre la donazione del privato cittadino, se può e se vuole. Un messaggio, tipico del capitalismo compassionevole, che deve suonare come un allarme. È questa la strada che vogliamo intraprendere?

Dal 2008, le politiche del Governo (Berlusconi e successivi) hanno drasticamente ridotto la spesa sociale e tagliato quella sanitaria, colpendo proprio quei settori dell’assistenza che richiedono integrazione, continuità, domiciliarità. L’area di questi bisogni è in continua crescita e abbraccia numerose patologie e condizioni. La SLA (sclerosi laterale amiotrofica) è certamente una delle più dolorose e invalidanti, ma molte altre richiedono un intenso e duraturo impegno assistenziale.
A fronte di questo crescente bisogno, nel 2012 il Fondo per la Non Autosufficienza è stato azzerato e tuttora è sottofinanziato. Riteniamo che il compito del Governo non sia versarsi secchi d’acqua sulla testa, ma stanziare risorse adeguate, garantire che i soldi siano spesi bene, che le attività siano erogate e che i cittadini possano sentirsi tutelati. Garantire l’esigibilità dei diritti civili e sociali a tutti cittadini non è una scelta solidale: è tra i compiti primari dello Stato.

Personalmente, come senatrice, vorrei impegnarmi a proporre soluzioni che consentano un incremento del finanziamento alla Non Autosufficienza. La strada è in salita: l’abbiamo visto con l’emendamento dell’anno scorso. Per questo sono aperta al confronto con tutte le realtà che si occupano e vivono da vicino le situazioni di non autosufficienza, per continuare questo cammino insieme.

Senatrice.

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