«Nel processo di maturazione dei ragazzi con deficit mentali, il potenziamento cognitivo e affettivo deve tener conto anche della sessualità, aspetto indubbiamente delicato, ancorché contaminato da immancabili pregiudizi e da remore di ordine morale»: è partendo da questo presupposto che a Bologna l’Associazione di Promozione Sociale De@Esi, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Si,Si Può Fare e la Fondazione CondiVivere, sta cercando di affrontare con professionalità e rigore scientifico tali materie, in convenzione con il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, affidandosi in particolare a Nicola Cuomo, docente di Pedagogia Speciale, presso quel medesimo Dipartimento.
In tal senso, la seconda sessione del laboratorio denominato La farfalla sulla pelle, svoltasi nei giorni scorsi a Lizzano in Belvedere (Bologna) [se ne legga la nostra presentazione, N.d.R.], ha evidenziato la necessità di inquadrare, all’interno del Percorso Il filo di Arianna (volto all’acquisizione di autonomie, di competenze sociali e al potenziamento degli apprendimenti, da parte delle persone con disabilità), un sano e corretto sviluppo della sfera sessuale, anche attraverso il contributo di operatori provvisti di un’esperienza e preparazione specifica.
«Si tratta – spiegano da De@Esi – di un discorso del tutto nuovo per l’Italia, dove la figura dell’“assistente sessuale” non è ancora definita. Ecco allora la necessità di porre le basi per la stesura di un piano di intervento ad effetto immediato, con l’ausilio di Lorenzo Fumagalli e Barbara Soluna, professionisti di provata capacità ed esperienza che svolgono già da anni tale attività in Svizzera, la cui partecipazione al laboratorio di Lizzano ha consentito – ai circa ottanta partecipanti tra famiglie, associazioni ed enti, cui si sono uniti a sostegno dell’iniziativa anche il pastore avventista Roberto Iannò e l’avvocato Laura Andrao – un confronto diretto sulle problematiche connesse al tema della sessualità e alle modalità di svolgimento del servizio di assistenza, che devono rispettare l’originalità e la specificità di ciascun ragazzo con deficit e pertanto richiedono approcci estremamente personalizzati, come è nella filosofia stessa di tutte le iniziative proposte dal nostro Percorso Il filo di Arianna».
«Da parte dei presenti – concludono i rappresentanti dell’Associazione bolognese – il consenso è stato unanime, avendo apprezzato la prudenza e la rigorosità del progetto e pienamente compreso che, nella dimensione di De@Esi, la sessualità, l’affettività, l’erotismo non sono considerati al di fuori del contesto della quotidianità, ma vengono incontrati nel giorno per giorno con gli altri e nelle circostanze che la quotidianità stessa propone. In sintesi, tutto volge all’obiettivo di creare occasioni e opportunità per elevare la qualità della vita, con l’emozione di conoscere e il desiderio di esistere».
L’Associazione di Promozione Sociale De@Esi, presieduta da Katy Guidi, è composta da un gruppo di famiglie, unitesi per ricercare adeguate strategie e modalità per il superamento delle problematiche che la disabilità propone, nella consapevolezza che una vita autonoma e indipendente per i ragazzi con disabilità non sia un’utopia, ma un obiettivo da raggiungere.
In particolare, il Metodo Emozione di Conoscere e il modello empatico relazionale sono alcuni dei fondamenti cui l’Associazione si ispira, per promuovere nelle persone con bisogni speciali e nelle loro famiglie la capacità di progettare e far emergere le loro potenzialità di sviluppo. (S.F. e S.B.)
Segnaliamo che dei temi trattati nel presente resoconto (“assistenza sessuale” e in generale “sessualità, affettività e disabilità”), il nostro giornale si occupa da sempre, con un particolare ampliamento del dibattito soprattutto in questi ultimi mesi. Si veda a tal proposito l’elenco di testi presente nella colonna a destra di uno dei più recenti contributi da noi pubblicati.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Silvia Fallani (direzione.deesi@gmail.com).