«Questa decisione del Tribunale di Roma che condanna il municipio capitolino per condotta discriminatoria contro un disabile sarà un precedente importante, perché ogni disabile potrà chiedere che sia rispettato il suo diritto alla libera circolazione a vivere senza barriere architettoniche. In ogni Comune potremo denunciare queste condotte discriminatorie»: è il commento “a caldo” di Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, dopo la conferenza stampa con cui quest’ultima ha annunciato la pubblicazione, nei giorni scorsi, di un’importante Sentenza prodotta dalla Seconda Sezione Civile del Tribunale di Roma (giudice Giuseppe Cricenti), che ha appunto condannato il Comune della Capitale in base alla Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni).
A questo punto è necessario fare un passo indietro di circa due anni. Alcuni nostri Lettori ricorderanno certamente la vicenda riguardante Gustavo Fraticelli, persona con difficoltà motorie causate da una tetraparesi spastica, che insieme all’Associazione Luca Coscioni – della quale lo stesso Fraticelli sarebbe poi diventato co-presidente – aveva deciso di avviare, nel maggio del 2010, un’azione legale nei confronti del Comune di Roma per «atti discriminatori contro i disabili», in base alla citata Legge 67/06 (se ne legga nel nostro sito cliccando qui).
Al termine poi dei “test sul campo”, insieme ad alcuni “collaudatori con disabilità”, era stato consegnato ad Antonio Guidi – delegato per le Politiche della Disabilità del Comune di Roma – uno studio scientifico redatto dall’architetto Vittorio Ceradini, dal quale si ricavava che su 460 fermate di autobus del Municipio I, il 57% di queste erano totalmente inaccessibili alle persone con disabilità e solo una fermata era completamente a norma. Nel medesimo studio venivano indicati anche i criteri e le priorità di intervento per rientrare parametri di legge.
Trascorsi circa sei mesi, Fraticelli, difeso dall’avvocato Alessandro Gerardi, aveva quindi citato in giudizio il Comune di Roma, perché «colpevole di aver tenuto comportamenti di discriminazione indiretta nei suoi confronti» e aveva chiesto che il Giudice condannasse il Comune stesso a rimuovere le barriere architettoniche, oltre a pretendere un risarcimento per danno non patrimoniale di 42.000 euro.
Ebbene, con la Sentenza dei giorni scorsi, il risarcimento per il danno patrimoniale non è stato di 42.000, ma di 5.000 euro (oltre al rimborso delle spese legali e alla pubblicazione del provvedimento sulle pagine del quotidiano «Il Messaggero», sempre a carico del Comune di Roma), e tuttavia il provvedimento assume una notevole importanza, anche e soprattutto dal punto di vista simbolico, ricordando che il Giudice Civile ha vieppiù ordinato, al Comune di Roma «la realizzazione, entro 12 mesi, di un piano per la messa a norma dei marciapiedi corrispondenti alle fermate di via Cernaia (unica fermata, bus 36, 60, 61, 84, 492), Passeggiata di Ripetta (due fermate in senso inverso su medesimo spartitraffico, bus 81, 224, 628, 926, 590), Piazza Fiume (spartitraffico centrale, bus: 86, 92, M, 63, 630), Via Veneto (angolo via Emilia, bus: 52, 53, 63, 116, 160, 63=), via dei Cerchi (angolo San Teodoro, bus: 81, 160, 628)».
«Oltre a riconoscere la piena legittimità dell’Associazione Coscioni ad agire in giudizio a tutela delle persone con disabilità – dichiara un Fraticelli quanto mai soddisfatto -, questo provvedimento evidenzia come la Legge del 2006 contro le discriminazioni subite dai disabili rappresenti un valido strumento per la tutela di ogni genere di diritto negato ai disabili che, precludendo loro le pari opportunità, configura una discriminazione. Ed è anche altamente simbolico che ciò avvenga a distanza di tre anni esatti dall’entrata in vigore nel nostro Paese della Legge 18/09 di ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ispirata anch’essa a tutelarne le pari opportunità nella società».
Parole pienamente condivisibili, ricordando anche le altre “vittime” mietute in queste settimane dalla stessa Legge 67/06, sia a Torino (si legga nel nostro sito il testo: Quell’autobus non accessibile è un atto discriminatorio, cliccando qui), che a Milano (Condannata per discriminazione l’Azienda Trasporti Milanesi di Giulia Grazioli, cliccare qui), dove ad essere condannate sono state le rispettive aziende municipali di trasporto.
Ci sono epoche nelle quali, più che in altre, a “fare la storia” sono le Sentenze dei Tribunali: forse, almeno in questo ambito, ne stiamo vivendo una. (Stefano Borgato)