Torniamo a parlare di baskin. Sì, avete letto bene, baskin e non basket, non si tratta di un refuso. Il baskin è una disciplina sportiva ispirata alla pallacanestro, pensata per permettere a giovani con e senza disabilità di giocare nella stessa squadra. Uno sport inclusivo per definizione (la parola stessa è l’abbreviazione di basket integrato), in quanto prevede la partecipazione attiva di atleti con qualsiasi tipo di disabilità fisica e/o intellettiva che consenta il tiro in un canestro con un pallone da minibasket regolamentare, all’occorrenza sostituibile da palle di dimensioni e peso differenti. Non solo, si rispettano anche le “quote rosa”, infatti nella medesima squadra sono presenti sia ragazze che ragazzi.
Nata a Cremona nel 2001 grazie alla collaborazione di alcuni insegnanti di educazione fisica, di docenti di sostegno e del padre di una ragazza con disabilità, questa attività sportiva mette in discussione la struttura dello sport tradizionale e va oltre quello paralimpico, valorizzando al massimo il contributo dei singoli. In una partita, infatti, ogni giocatore, in base alle proprie competenze e abilità, ha una sua collocazione e un avversario diretto dello stesso livello.
Sono cinque i ruoli previsti, assegnati in base al possesso delle cosiddette “grandi prassie” (uso delle mani, cammino, corsa, equilibrio). Dieci regole essenziali assicurano la piena partecipazione di tutti e tutti risultano determinanti per raggiungere l’obiettivo finale.
Messo dunque al bando l’atteggiamento assistenziale spesso presente nelle proposte di attività fisiche per persone con disabilità, nel baskin la compresenza di specificità atletiche differenti garantisce dinamiche di gioco imprevedibili e spettacolari.
Lo si è toccato con mano anche il 28 settembre al PalaBoschetto di Ferrara, in occasione della prima Coppa Italia di Baskin, seconda manifestazione a livello nazionale dopo il primo Campionato Italiano svoltosi a Cremona nel giugno dello scorso anno. La scelta di Ferrara non è stata casuale: lì infatti dal 2012 viene organizzato un Campionato Provinciale di baskin.
Nove le squadre partecipanti alla Coppa Italia, quattro delle quali, le più forti, si sono ritrovate nella città estense per disputare finali e semifinali. Come prevede il regolamento, il campo era quello del basket tradizionale, con l’aggiunta di due canestri da minibasket posti trasversalmente a lato di due aree semicircolari. Le squadre, ciascuna composta da dodici atleti di cui sei obbligatoriamente in campo, se la sono giocata con grande agonismo e hanno regalato al pubblico uno spettacolo sportivo intenso.
Per la cronaca, il primo posto è andato al Baskin Ciuff Borgomanero, il secondo alla formazione ferrarese Calimero Baskin Team. Medaglia di bronzo, invece, per la compagine marchigiana del Baskin Fanum e quarto classificato il Baskin Bussolengo.
Un po’ di cifre: sono già più di 1.000 le ragazze e i ragazzi italiani che praticano il baskin in 6 diverse Regioni, e 40 le società sportive dilettantistiche. Malgrado i numeri, tuttavia, questa attività rimane una “disciplina di frontiera”, affiliata al Coni e al CIP (Comitato Italiano Paralimpico), ma non ancora riconosciuta come sport.
Proprio il riconoscimento ufficiale è l’ambiziosa metà che si prefiggono giocatori e sostenitori, impegnati in una campagna di informazione che coinvolge soprattutto le scuole di ogni ordine e grado, ma che negli ultimi anni ha travalicato anche i confini nazionali. Si è partiti infatti nel 2009 con la presentazione del baskin a Oslo, in occasione del Congresso dell’European College of Sport Science, da parte del professor Maurizio Mondoni dell’Università Cattolica di Milano, pioniere e ambasciatore del minibasket internazionale, che due anni dopo ha illustrato lo sport in Qatar.
Nel 2011, poi, è cominciata l’avventura francese, a Nantes, per merito di Alexy Valet, membro dell’Associazione Baskin, la ONLUS fondata a Cremona nel 2006 e punto di riferimento per tutte le attività.
L’impulso più significativo all’esportazione è recentissimo e si deve all’inventiva di sei giovani, tifosi, appassionati e giocatori di baskin, che hanno costituito il gruppo informale Baskin on the road. Nel 2014 hanno partecipato al Concorso Think Town, promosso dal Comune di Cremona per premiare i progetti innovativi delle nuove generazioni. Risultati tra i vincitori, il 9 agosto scorso Francesco Longhi, Jacopo Banderini, Mina Bnelefkih (una delle prime giocatrici di baskin della storia), Andrea Rancati, Emanuele Dossena e Dario Garzarón Calderero sono partiti a bordo di un camper. Mete: Spagna e Francia; durata del viaggio: due settimane; missione: far conoscere il basket integrato nel corso di incontri teorico-pratici. Una vacanza alternativa e formativa con una prima tappa a Terrassa, presso Barcellona, quindi a Saint Gèly Du Fesc, vicino a Montpellier, in Francia.
Sono stati in tanti a credere in loro e ad appoggiarli. Al Comune di Cremona, infatti, che ha elargito il primo contributo, si è unito poi un generoso sponsor privato e infine sono arrivati i patrocini del CONI e del suo presidente nazionale Giovanni Malagò, oltreché del CIP.
La cronaca e le immagini del viaggio sono raccolte in un blog dedicato. Ci sono sorrisi, amicizia, creatività, cultura, inclusione, sport, partecipazione, ricchezza delle diversità. In una parola, c’è baskin!