All’interno della nota testata «La Tecnica della Scuola.it» è stato ripresa il 30 settembre scorso la notizia di un appello lanciato in Facebook da un gruppo di docenti per il sostegno, che invita a «boicottare le pubblicazioni della Casa Editrice Erickson» e in particolare gli scritti di Dario Ianes, per un libro recentemente pubblicato da quest’ultimo [L’evoluzione dell’insegnante di sostegno. Verso una didattica inclusiva, N.d.R.] e per essere lo stesso Ianes promotore in Trentino di una sperimentazione relativa all’affiancamento ai docenti curricolari dell’80% degli attuali docenti per il sostegno, prevedendo che il restante 20% formi dei gruppi superspecializzati, itineranti per le diverse scuole.
Voglio qui esprimere il mio netto disappunto e dissenso da questa forma “medievale” di contestazione delle idee altrui. Io stesso, infatti, non condivido quelle idee di Ianes – riprese pure da una ricerca di qualche tempo fa [Rapporto intitolato “Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte”, pubblicato da Erickson, a cura dell’Associazione TreeLLLe e della Caritas Italiana, con il sostegno della Fondazione Giovanni Agnelli, N.d.R.]. Anzi, ho avuto l’occasione di esprimere pubblicamente il mio dissenso, sia durante il tradizionale Convegno Biennale sull’integrazione scolastica, promosso a Rimini dal Centro Studi Erickson, sia con alcuni miei scritti cartacei e on line, anche su queste stesse pagine.
E tuttavia, dal dissentire con argomentazioni precise al “boicottare i libri” ci corre un abisso. Il boicottaggio, infatti, è una tecnica praticata ad esempio negli Stati Uniti contro le ditte che apertamente o indirettamente favoriscono le società venditrici di armi. Ora, assimilare un libro, sia pur discutibile, a un’“arma letale”, direi che ce ne corre. A meno che i sottoscrittori dell’appello non ritengano che i libri possano costituire un’arma letale per i propri interessi; ma allora in tal modo legittimano la pratica medievale, ormai abbandonata dal pensiero laico, di istituire un indice dei libri vietati o peggio di bruciare i libri considerati “ pericolosi” sulle piazze.
Non è così che si fanno le lotte culturali, ma mi pare che in questa lotta di culturale non ci sia proprio nulla.