Presiedo in Sardegna una nuova Associazione fatta di persone che hanno alle spalle una lunga e proficua esperienza nel mondo del volontariato, tutti genitori di ragazzi “speciali”.
Vorrei rendere partecipi i Lettori di quanto la famiglia sia importante e porti la sua firma nel percorso di vita scolastica dei nostri figli.
Mi spiego meglio: la famiglia può fare tanto, con le sue decisioni, perché il proprio figlio sia inserito – se ne ha le potenzialità – in un percorso scolastico “normale” e non “differenziato”. Molte volte sono scontri importanti con la scuola, ma devono sempre essere scontri tra la scuola e i genitori e non tra la scuola e il ragazzo o la ragazza con disabilità. La scelta della famiglia, infatti, di non firmare per un percorso differenziato, può portare a volte a un certo grado di “acidità” da parte delle “maestranze”, che pensano a una sorta di affronto verso le Istituzioni. Invece è la famiglia che conosce i comportamenti del proprio figlio, che capisce quando questi è accettato in un contesto e “vive” tranquillamente e quando invece viene “emarginato” ed “evitato”, ciò che lo porta a chiudersi a riccio e ad isolarsi, non sentendosi “amato” e avvertendo di essere fuori da quello stesso contesto. Ecco che allora viene definito come “fuori da ogni logica”, per cui deve per forza – a parer loro – fare un percorso “differenziato”…
Le mie lotte mi hanno portato a far cambiare istituto a mia figlia nelle scuole superiori e ad inserirla in un altro, dove non sapevo cosa avrei trovato. E invece proprio lì ho trovato quello che cercavo. Ci hanno dato infatti la possibilità di seguire un percorso curricolare e la ragazza, sentendosi gratificata, ha messo tutto il proprio impegno, che l’ha portata a conseguire la qualifica di operatore grafico multimediale (la scuola superiore dura cinque anni, ma al terzo si può conseguire la qualifica e poi proseguire).
Con un programma curriculare – lo ripeto – mia figlia si è classificata con una votazione di 83 centesimi (75 agli orali, 97 agli scritti e 80 nella prova pratica), sostenendo gli esami con tutti i suoi compagni. Un risultato eccellente per una ragazza che, secondo “altri contesti”, avrebbe dovuto svolgere un programma “differenziato”.
Sono stati anni difficili. La ragazza è molto determinata e come nello sport – dove ha conseguito il massimo nel karate, diventando campionessa regionale della sua categoria -, si è impegnata tantissimo. Tante le ripetizioni e tanto l’impegno da parte di Martina che ora, però, può godersi questo risultato esaltante. E siccome sembra proprio che le nostre lotte siano servite, dico ai genitori: «Non mollate mai!».
Loro sono la cosa più importante e il loro benessere è la nostra gioia perché vederli contenti ci rasserena con il resto del mondo!