Dopo la diffusione della versione ufficiosa del Disegno di Legge di Stabilità – non ancora giunta all’esame delle Camere – era stata dura e unanime la reazione dell’ampio movimento delle persone con disabilità, di fronte al prospettato taglio di 100 milioni del Fondo per le Non Autosufficienze e del congelamento del Fondo delle Politiche Sociali, provvedimenti ritenuti – giustamente – come uno “schiaffo” a molte istanze, attese e promesse.
Ne esce dunque male il Governo: è infatti dallo scorso anno che viene enfatizzata l’approvazione (con Decreto del Presidente della Repubblica) del Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità, impegno ampio sottoscritto dal Governo cui ora si fanno mancare le risorse. Risorse per l’inclusione sociale, per i diritti, per una vita improntata alla dignità e non alla dipendenza assistenziale. Un brutto segnale che non promette nulla di buono e non favorisce l’avvio di politiche radicalmente innovative per le persone con disabilità.
Oggi, dunque, 23 ottobre, come segnalato nei giorni scorsi, le varie organizzazioni di persone con disabilità – FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità) e Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e Malattie Altamente Invalidanti) – sono state convocate al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, proprio sul tema del Fondo per le Non Autosufficienze, occasione propizia per sottolineare, alla presenza dei Sottosegretari al Lavoro, alla Salute e all’Economia e Finanze, l’enorme distanza fra gli impegni espressi in recentissimo passato e la drammatica concretezza del presente.
Dal canto suo, la FISH aveva anche espresso al presidente del Consiglio Renzi la necessità di una sua presenza non simbolica all’incontro, giacché erano sul tavolo scelte strategiche di enorme importanza per il Paese, decisioni che possono condizionare lo sviluppo, svincolandosi da quella stessa austerità che più volte il Presidente del Consiglio ha voluto stigmatizzare. «Renzi – sottolineano gli esponenti della Federazione – ci ha risposto di confrontarci con i Sottosegretari. Lo abbiamo fatto per rispetto istituzionale e per senso civico. Ma, non avendo ottenuto alcuna svolta decisa, non ci resta che la via della mobilitazione e della piazza, per attirare la giusta attenzione e un cambio di rotta».
Al tavolo erano presenti esattamente due Sottosegretari, vale a dire Franca Biondelli (Lavoro e Politiche Sociali) ed Enrico Zanetti (Economia e Finanze). Biondelli ha riferito che il Ministero aveva richiesto di inserire una previsione di spesa 350 milioni sia sul Fondo delle Politiche Sociali che su quello per le Non Autosufficienze. Vista però la bozza che non ha raccolto tali richieste, il Ministero le ha nuovamente rafforzate presso la Presidenza del Consiglio. Successivamente Zanetti ha auspicato che nel prosieguo dei lavori di discussione della Legge di Stabilità si possano adeguare entrambi i Fondi.
La delegazione della FISH – composta dal presidente Vincenzo Falabella e da Vincenzo Soverino (vicepresidente dell’AISLA) – ha sùbito premesso che la riduzione del Fondo per le Non Autosufficienze è irricevibile. Già in precedenza, infatti, l’ammontare di esso era risultato assolutamente inadeguato alla potenziale platea dei beneficiari e degli interventi.
L’attuale taglio, dunque, va nella direzione opposta da quanto indicato nel citato Programma di Azione (“Linea d’Intervento 3”), che esplicita appunto l’intento di intervenire a favore dell’inclusione con progetti personalizzati e di vita indipendente, anche tramite l’assistenza indiretta. «Qui invece – è stato puntualizzato – si impedisce di elaborare in modo concreto politiche inclusive e di passare da una logica di spesa assistenzialistica a una di investimento per lo sviluppo».
Pertanto, secondo la FISH, il Fondo dev’essere non solo reintegrato e aumentato, ma diventare pluriennale e strutturale e arrivare a un miliardo di dotazione entro il 2017. «Ricordiamo anche il gap di mezzo punto sul Prodotto Interno Lordo (PIL) – hanno dichiarato in tal senso Falabella e Soverino – fra la spesa italiana per disabilità e la spesa media europea: 1,6 dell’Italia contro il 2,1 della media nell’Unione Europea. E questa delle risorse è chiaramente la base per cambiare: le politiche, cioè, devono seguire quanto fissato dal Programma d’Azione, tramite politiche inclusive e di sviluppo, ovvero una svolta secca e decisa rispetto a quanto è stato fatto finora. E sarà proprio questo lo slogan della mobilitazione che la FISH intende attivare nel Paese, in assenza di decisi segnali di opposta tendenza».
Successivamente, la FAND – dichiaratasi anch’essa pronta alla mobilitazione, se non giungeranno segnali di opposta tendenza – ha sottolineato l’importanza di un’inversione di marcia, con i Fondi che devono garantire diritti ed essere strutturali nel tempo.
Né meno deciso è stato l’intervento del Comitato 16 Novembre, i cui rappresentanti hanno denunciato «il taglio progressivo di tutti gli stanziamenti per il sociale e non solo del Fondo per le Non Autosufficienze, cui si aggiungono i tagli agli Enti Locali, che stanno causando riduzioni dei servizi e la compressione di qualsiasi tentativo di avviare politiche adeguate. Una logica, questa, che continua a ritenere il welfare una spesa improduttiva e non un investimento».
Nello specifico del Fondo per le Non Autosufficienze, secondo il Comitato le finalità devono essere “restrittive”: l’intero ammontare di esso, cioè, deve andare interamente alle persone interessate e alle loro famiglie in forma di servizi diretti, progetti personalizzati e assistenza indiretta e senza più prevedere, nei Decreti di Riparto, “finalità” che consentano alle Regioni di spendere parte delle risorse per voci di natura amministrativa, di struttura (quali le Unità di Valutazione Multidisciplinare e i Punti Unici di Accesso) o per le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), ciò che sarebbe utile prevedere già nella norma approvata dal Parlamento.
Ancora, sempre secondo il Comitato 16 Novembre, «devono essere individuati e differenziati con precisione – in attesa di una più compiuta riforma dei criteri di valutazione della disabilità, che faccia riferimento sia alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sia al Programma d’Azione – i destinatari degli interventi, ovvero da una parte le persone con necessità di assistenza vitale 24 ore su 24 (stati vegetativi, ospedalizzati a domicilio ecc.), a prescindere dalle patologie, dall’altra le persone con disabilità ad alta e media intensità assistenziale (o basso e medio funzionamento). Vi dev’essere insomma una risposta per tutti, garantendo ai primi un’assistenza indiretta significativa, mentre per le altre disabilità, a libera scelta, vi dev’essere la possibilità di attivare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale progetti personalizzati (articolo 14 della Legge 328/00), progetti per la vita indipendente (Legge 162/98) e assistenza anche in forma indiretta.
Infine, una richiesta di trasparenza. A prescindere infatti da qualsiasi esito del contrasto in corso, il Comitato ha chiesto di poter disporre dei dati relativi alla spesa del Fondo per le Non Autosufficienze 2013 e 2014, divisi per Regione e per finalità, dati che dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, durante un recente incontro, si era detto essere disponibili. E oltre a ciò, la richiesta di verbalizzare e rendere pubblico ogni incontro, evidenziando le decisioni assunte.
Anche il Comitato 16 novembre, ovviamente, contesta duramente il taglio del Fondo e ne chiede l’aumento in modo adeguato, con una cifra superiore a quella dello scorso anno, oltre a una seria pianificazione, lanciando in caso contrario l’iniziativa di un presidio a Roma, di fronte al Ministero dell’Economia, per il 4 novembre prossimo. (Carlo Giacobini e Stefano Borgato)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.
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