Un albero (e una struttura) dai “frutti dimenticati”

Si chiama infatti “azzaruolo” sia un albero da frutto di quelli “dimenticati”, sia quella che ormai da un po’ di anni dovrebbe essere una struttura regionale per adulti con autismo, nel Comune di Jesi (Ancona), mentre invece è un’altra delle tante storie italiane di “dimenticanze”, nonostante gli impegni ufficiali, gli atti legislativi e i finanziamenti. Una storia denunciata dall’ANGSA Marche (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici)
Centro Azzaruolo di Jesi (Ancona)
Il cancello d’ingresso di quello che dovrebbe essere il Centro Azzaruolo di Jesi, struttura regionale per gli adulti con autismo

Che l’azzaruolo o (azzeruolo) sia un albero da frutto di quelli “dimenticati”, ce lo racconta – e nella fattispecie sembra realmente uno scherzo del destino – Antonella Foglia, presidente dell’ANGSA Marche (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), dandoci un ottimo spunto per partire proprio da qui, nel raccontare una delle tante storie italiane di “mancate risposte”, denunciata dalla stessa Presidente dell’ANGSA Marche.
Azzaruolo, infatti, oltre ad essere una pianta, è anche il nome di quel Centro a struttura regionale per gli adulti con autismo, che già da molti anni avrebbe dovuto sorgere a Jesi, in provincia di Ancona. E invece oggi, alla fine del 2014, le foto che qui pubblichiamo sono più che sufficienti a far capire quale sia la situazione. Ma ben volentieri cediamo la parola ad Antonella Foglia, che innanzitutto inquadra “storicamente” la vicenda.

«Era l’anno 2002 – spiega – e nelle Marche, su sollecitazione e con la collaborazione della nostra Associazione, nasceva il Progetto Autismo, con cui si iniziava nella nostra Regione a riempire un vuoto di informazione e di servizi per questa gravissima disabilità. Già in quegli anni, e con i nostri figli ancora piccoli, l’ANGSA aveva fatto presente la terribile situazione delle persone autistiche adulte, completamente prive di assistenza adeguata, “invisibili”, o ricoverate in strutture non idonee, con spese del tutto esagerate gravanti sulla Sanità regionale».
«A seguito dunque di un’infinita serie di riunioni ufficiali – prosegue Foglia – nel 2007 il Comune di Jesi destinava con delibera il Centro Azzaruolo a struttura regionale per gli adulti con autismo, che doveva essere un modello sperimentale per tutte le altre che sarebbero sorte nella Regione. Successivamente, e sempre su pressione dei genitori, seguirono vari atti comunali e regionali finché nel 2010 (Delibera di Giunta n. 62) fu approvato il progetto definitivo ed esecutivo dell’intervento di Completamento del centro agricolo Azzaruolo da adibire a struttura per l’Autismo, con contributi finanziari regionali. Le riunioni, i sopralluoghi e i propositi di impegno mai attuati sono continuati, finché, nell’ottobre del 2013, il Consiglio Comunale ha approvato la Delibera n. 155, inserendo il “Completamento del Centro Regionale per l’Autismo Azzaruolo” nell’elenco annuale dei lavori pubblici».

Centro Azzaruolo di Jesi (Ancona)
Un’altra immagine della struttura che dovrebbe ospitare il Centro Azzaruolo

Arriviamo dunque ai giorni nostri, quando, nel frattempo – come abbiamo ampiamente riferito qualche settimana fa – nelle Marche si è proceduto a un passaggio assai significativo, ovvero all’approvazione della Legge Regionale 25/14 (Disposizioni in materia di disturbi dello spettro autistico), con la quale «si promuove e sostiene sul territorio regionale, oltre alle strutture già esistenti, la realizzazione di centri dedicati a persone con disturbi dello spettro autistico che fungano da centro diurno, centro residenziale e di sollievo».
Ebbene, nonostante ciò e nonostante la cronistoria che abbiamo potuto leggere, cosa succede a Jesi? «Succede – spiega Foglia – che i genitori stanno ancora aspettando la mille volte annunciata apertura di questa fantomatica “Comunità/modello per le persone autistiche adulte” che a giudicare dal suo stato, tutto sembra tranne che vicina all’apertura».
«A questo punto – conclude la Presidente dell’ANGSA Marche – ci chiediamo come sia possibile che si verifichino situazioni di questo genere, quando esistono impegni ufficiali, delibere, finanziamenti, e di chi siano le responsabilità di questi enormi ritardi e dell’incuria che ha portato senza dubbio negli anni a danneggiamenti della struttura e a spreco di denaro pubblico. Noi genitori, che tante energie abbiamo speso per la realizzazione di questo progetto, non possiamo attendere ancora e chiediamo dunque al Comune di Jesi i dovuti chiarimenti, nonché certezze rispetto ai tempi di apertura». Un appello che anche il nostro giornale condivide e fa del tutto proprio. (Stefano Borgato)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: angsamarche@libero.it.

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