Bimbi e bimbe con sindrome di Down

C’erano naturalmente anche i bimbi e le bimbe con sindrome di Down (1 su 1.200 nati, nel nostro Paese), a festeggiare il 20 novembre scorso la Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Ma chi sono esattamente e come crescono questi bimbi e ragazzi? Ricordiamo insieme all’Associazione AIPD quale tipo di interventi servano, e soprattutto il fatto che la maggior parte di questi minori possono raggiungere un buon livello di autonomia personale

Bimbo con sindrome di DownAnche i bimbi e le bimbe con sindrome di Down, naturalmente, hanno festeggiato il 20 novembre scorso la Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Ma chi sono esattamente e come crescono questi bimbi e ragazzi?
Qualche dato: attualmente in Italia un bambino su 1.200 nasce con la sindrome Down, un problema che – vale sempre la pena ricordarlo – grazie allo sviluppo della medicina e alle maggiori cure dedicate, coincide con un’aspettativa di vita sempre più lunga, che oggi è di circa 62 anni e che è destinata a crescere ulteriormente in futuro.
Lo sviluppo di questi bambini avviene con un certo ritardo, ma secondo le stesse tappe dei coetanei, vale a dire camminare, iniziare a parlare a correre e a giocare. Rimane invece comune a tutti un variabile grado di ritardo mentale, che si manifesta anche nella frequente difficoltà di linguaggio.

«Dal punto di vista riabilitativo – spiegano dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) – non si tratta di compensare o recuperare una particolare funzione, quanto di organizzare un intervento educativo globale che favorisca la crescita e lo sviluppo del bambino in un’interazione dinamica tra le sue potenzialità e l’ambiente circostante. È importante inoltre ricordare che ogni bambino è diverso dall’altro e necessita quindi di interventi che rispettino la sua individualità e i suoi tempi. Per quanto poi riguarda l’aspetto medico, considerata una maggiore frequenza in tali bimbi rispetto al resto della popolazione di problemi specialistici (in particolare malformazioni cardiache, ma anche difetti intestinali, disturbi della vista e dell’udito, disfunzioni tiroidee e problemi odontoiatrici), è opportuno prevedere col pediatra una serie di controlli di salute, volti a prevenire o a correggere eventuali problemi aggiuntivi».
«In ogni caso – viene ancora sottolineato dall’AIPD – ciò che è molto importante è che la maggior parte dei bambini con sindrome di Down possono raggiungere un buon livello di autonomia personale, imparare a curare la propria persona, a cucinare, a uscire e fare acquisti da soli. Possono inoltre fare sport e frequentare gli amici, andare a scuola e imparare a leggere e scrivere».
«Con un adeguato supporto – spiega Nicola Tagliani, responsabile dell’Osservatorio Scolastico dell’AIPD – il percorso scolastico dei bambini con sindrome di Down può essere molto utile per sviluppare una maggiore autonomia e la possibilità di una reale integrazione, sia nel presente sia nel futuro». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: aipd@aipd.it.

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