Forse non sono drammatici come in Italia – ciò che denunciamo quasi quotidianamente – ma sono ugualmente assai seri i dati riguardanti il lavoro delle persone con disabilità anche in tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, se è vero che il loro tasso di occupazione, come attestano i dati più recenti, è del 26% inferiore a quello delle persone senza disabilità, attestandosi su una quota percentualmente inferiore di ben 30 punti rispetto agli obiettivi della Strategia dell’Unione Europea sulla Disabilità 2010-2020, che punta al 75% dell’occupazione. E questo nonostante le numerose iniziative politiche nazionali e locali attuate in questo àmbito.
È quanto emerso il 10 dicembre scorso, durante un incontro al Parlamento Europeo dell’EDF (European Disability Forum) con i rappresentanti dell’Eurostat – l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea – nell’àmbito del Progetto DISCIT (Making Persons with Disabilities Full Citizens – New Knowledge for an Inclusive and Sustainable European Social Model, ovvero “Rendere le persone con disabilità Cittadini a pieno titolo – Nuove conoscenze per un modello sociale europeo inclusivo e sostenibile”), importante iniziativa triennale finanziata dalla Commissione Europea per la ricerca nel campo della disabilità, avviata nei primi mesi di quest’anno, come avevamo ampiamente riferito a suo tempo.
Obiettivo dell’incontro del 10 dicembre – intitolato Persons with disabilities at work: the invisible workers? (“Persone con disabilità al lavoro: i lavoratori invisibili?”) era quello di confrontarsi sui dati disponibili in questo settore, individuando al tempo stesso utili idee innovative per migliorare la situazione.
Gunta Anca, vicepresidente dell’EDF, ha volute innanzitutto sottolineare l’importanza del diritto al lavoro per le persone con disabilità: «L’accesso al lavoro – ha dichiarato – è un diritto fondamentale per consentire una vita indipendente e migliore alle persone con disabilità. Ma i tassi di occupazione sono ancora molto bassi e dunque sia l’Unione Europea che i singoli Stati di essa dovrebbero lavorare a fondo per migliorare, e non di poco, la situazione».
Dal canto suo, Jutta Steinruck, che coordina la Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento Europeo, ha ricordato che «rendere l’Europa accessibile a tutti è un dovere sociale» e ha sottolineato che i diritti delle persone con disabilità «non possono più essere considerati come marginali, ma devono avere un ruolo sostanziale nel “flusso” principale di tutte le politiche dell’Unione Europea».
Nel corso della successiva tavola rotunda, Maria-Luisa Cabral, che presiede l’Unità per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Commissione Europea, ha puntualizzato che «promuovere la partecipazione attiva nella società delle persone con disabilità passa proprio per il lavoro, ciò che può consentir loro di essere indipendenti e di contribuire in modo attivo alla vita della società come chiunque altro».
In seguito, mentre Bjørn Hvinden, coordinatore del Progetto DISCIT, non ha mancato di sottolineare le carenze sia quantitative che qualitative dei dati provenienti dai vari Paesi, «ciò che rende ulteriormente complicata l’attuazione di politiche realmente efficaci», il consigliere dell’EDF Erzsebet Földesi si è soffermato sulle possibili iniziative che potrebbe e dovrebbe attuare l’Unione Europea, per accrescere la partecipazione al mercato del lavoro delle persone con disabilità. In tal senso, ha presentato una proposta dello stesso Forum, per una revisione della Direttiva Europea in questo àmbito, che dovrebbe tenere conto della Convenzione ONU sui Diritti delle persone con Disabilità e la cui implementazione dovrebbe essere regolarmente monitorata. Ha inoltre posto un particolare accento sul fatto che anche i Fondi Strutturali Europei dovrebbero essere usati per aumentare l’occupazione nel lavoro di donne, uomini e giovani con disabilità. (S.B.)
Ringraziamo Pietro Barbieri per la segnalazione.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Comunicazione EDF (Lila Sylviti), lila.sylviti@edf-feph.org).