«È dalla fine del 2012 che i Centri Socio Educativi delle nostre organizzazioni non ricevono alcun finanziamento dal Comune di Palermo, cosicché, per continuare le attività, hanno dovuto autofinanziarsi, con il supporto quasi esclusivo di famiglie già abbastanza duramente provate dalla vita. Tutto ciò ha comportato, per alcuni Centri, la riduzione delle attività o, addirittura, la sospensione delle stesse».
Era stata questa la denuncia, da noi ripresa nei giorni scorsi, proveniente dalla Rete dei CSE* (Centri Socio Educativi) per Disabili di Palermo, composta da cinque Associazioni e tre Cooperative, costituite prevalentemente da familiari, che si occupano da molti anni di fornire servizi, sostegno e supporto alle persone con disabilità.
Ora anche il Coordinamento H per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana esprime una dura presa di posizione sulla vicenda, tramite una nota del responsabile di esso Salvatore Crispi, che allarga l’orizzonte a quanto accade da tempo in tutta l’Isola, riguardo alle politiche nei confronti delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
«La vicenda dei Centri Socio-Educativi di Palermo – scrive infatti Crispi – rimette al centro le problematiche che le persone con disabilità devono affrontare quotidianamente in Sicilia. La realtà impone che questi Centri Socio-Educativi, finora gestiti dal Distretto Socio-Sanitario D42, il cui Comune capofila è Palermo, con i fondi provenienti dal finanziamento dei progetti innovativi ai sensi della Legge 328/00, quindi con una progettazione a tempo, debbano essere ricondotti sotto la gestione dell’Amministrazione Comunale di Palermo come servizi essenziali, che per la loro configurazione devono essere previsti a tempo illimitato».
«Attualmente – prosegue il responsabile del Coordinamento H – le 150 persone con disabilità, molte delle quali gravi e gravissime, e le loro famiglie hanno avuto una speranza nell’assistenza avuta dai Centri Socio Educativi che rappresentano l’unica possibilità di incontro e socializzazione, senza la quale rimarrebbero confinati a casa, non potendo quindi in alcun modo esprimere le loro potenzialità espressive e comunicative, che pure esistono anche in presenza di condizione molto gravi. Ad oggi, quindi, queste persone risultano abbandonate, contravvenendo sia alla nostra Carta Costituzionale, sia alle numerose Leggi dello Stato e della Regione Siciliana sull’area della disabilità e del Sociale in genere, configurando, in questo caso, un’inadempienza incomprensibile e intollerabile, da parte dell’Amministrazione Comunale di Palermo, che nega di fatto alle persone fragili con disabilità i diritti più elementari e genera una grave discriminazione delle persone con disabilità e dei loro familiari».
«L’assenza di una programmazione organica e globale – sottolinea poi Crispi – che l’Amministrazione Comunale è invece tenuta ad adottare sulla base delle vigenti normative, è all’origine della vergognosa situazione in cui versano gli otto Centri Socio-Educativi di Palermo; infatti, la programmazione è lo strumento di base per organizzare, gestire e realizzare servizi essenziali, che rivestono un carattere di priorità poiché sono di sostegno alle persone fragili e con disabilità le quali, senza questi servizi – come di fatto avviene ora – sarebbero abbandonate a se stesse in maniera vergognosa e certamente poco civile. Non è dunque più tempo di affidarsi a una progettualità “a tempo”, come quella che viene fuori dai finanziamenti della Legge 328/00, ma vi è bisogno che ci sia un capitolo di spesa specifico nel Bilancio del Comune di Palermo, che finanzi in maniera permanente l’attività di quei Centri Socio-Educativi».
«E del resto – aggiunge Crispi – la mancanza di una pianificazione “di sistema” nell’ambito dell’Integrazione Socio-Sanitaria è quello che manca oggi alla Regione Siciliana per la risoluzione dei bisogni espressi dalle persone con fragilità, e l’assenza di atti specifici programmatori da parte degli organismi assessoriali competenti è la causa di una grave discriminazione delle persone con disabilità in Sicilia. Sin dall’inizio di settembre, abbiamo già inviato, insieme alla Segreteria Regionale di Cittadinanzattiva e al Coordinamento Regionale dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), un documento agli Organi Istituzionali, cui non è stata data alcuna risposta».
«Si ritiene pertanto – conclude il responsabile del Coordinamento H – che non ci sia più tempo da perdere e che si debba passare dalle norme scritte, che sappiamo essere tra le migliori in Italia, agli atti di programmazione concreta, per evitare di adire le vie legali che sicuramente daranno ragione alle persone con disabilità in Sicilia, anche per evitare contenziosi giudiziari lunghi, difficili e faticosi, che vedrebbero l’Amministrazione Pubblica soccombente, in special modo sulla base dell’attuale letteratura giurisprudenziale, con ulteriore grave danno per l’erario pubblico. In questo senso, tra l’altro, va anche una lettera inviata da DPI Italia (Disabled Peoples’ International) al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale di Palermo». (S.B.)
*La Rete dei CSE (Centri Socio Educativi) per Disabili di Palermo è composta da cinque associazioni (AFADI-Associazione Famiglie di Disabili, Apriti Cuore, ARC-Associazione Recupero Cerebrolesi, Club Garden e Futuro Semplice) e da tre cooperative (Edificando, La Fraternità e La Provvidenza).
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