«Di fronte all’ennesimo episodio di trattamento inadeguato di un bambino autistico nella scuola, vogliamo ribadire quelli che dovrebbero essere dei punti ormai solidamente acquisiti, ma che risultano invece ancora alquanto precari»: lo dichiarano in una nota Fabio Brotto e Sonia Zen, presidenti rispettivamente di Autismo Treviso e dell’ANGSA Veneto (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), in riferimento alla notizia di presunti maltrattamenti su un bambino autistico di 5 anni in una scuola dell’infanzia di Mogliano Veneto (Treviso), come riferito nei giorni scorso dagli organi d’informazione locali.
«Per una buona inclusione dei bambini e dei ragazzi con autismo nella scuola – puntualizzano innanzitutto Brotto e Zen – è necessaria una convinta, attiva e aperta collaborazione delle famiglie. Un’impostazione a compartimenti stagni, infatti, è del tutto disfunzionale e improduttiva e le famiglie sono portatrici di un sapere sul proprio figlio che dev’essere per quanto possibile condiviso con la scuola, mentre il lavoro svolto a scuola dev’essere fatto conoscere alla famiglia e ancor prima le linee di esso devono essere costruite insieme nel PEI (Piano Educativo Individualizzato) “Sinergia” è un concetto fondamentale, che spesso però non trova attuazione, e da questa non attuazione discendono a catena molti problemi».
Inoltre, aggiungono gli esponenti delle due Associazioni venete, «da una parte devono essere coinvolti gli insegnanti curricolari, dall’altra parte si devono fornire ai compagni di classe e al personale non docente le conoscenze e le competenze sull’autismo che servono per una buona inclusione. Se necessario, poi, anche l’ambiente dev’essere modificato secondo le particolari esigenze del soggetto autistico e fondamentale è pure l’apporto professionale della neuropsichiatria infantile»
Per quanto poi riguarda l’insegnante di sostegno ed eventualmente anche l’assistente assegnati all’allievo con autismo, «essi – ricordano Brotto e Zen – devono essere specificamente formati. Non è possibile, infatti, lavorare su una disabilità così impegnativa se si è privi di ogni conoscenza in materia di autismo. Invece spesso questo ancora avviene: a soggetti autistici vengono assegnati insegnanti di sostegno digiuni di ogni nozione specifica e privi di esperienza, con conseguenze che possono essere disastrose, sia per il bambino o ragazzo sia anche per chi lavora con lui, come dimostrano i casi di burn-out [particolare tipo di stress lavorativo, N.d.R.] e i casi più gravi di trattamento inadeguato, maltrattamento e violenza».
Oltre dunque ad esprimere la propria vicinanza alla famiglia coinvolta nella vicenda e a ringraziare le persone che si sono dimostrate solidali con la famiglia stessa, segnalando i comportamenti inadeguati dell’insegnante, i Presidenti di Autismo Treviso e dell’ANGSA Veneto auspicano in conclusione «che il bambino possa riprendere la frequenza della scuola materna con le condizioni descritte». (S.B.)
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