«Sta finendo nel peggiore dei modi la vicenda riguardante diverse migliaia di utenti (disabili, salute mentale, demenze, anziani non autosufficienti) che fruiscono nelle Marche di servizi diurni e residenziali. Prima, infatti, la Regione, in accordo con gli enti gestori (molti dei quali, per altro, non gestiscono servizi che pagano il prezzo maggiore della riforma) ha sottostimato il costo (tariffe) di molti servizi e ridotto le quote a carico del servizio sanitario, aumentando quelle a carico di utenti e Comuni. Tutto questo nel silenzio dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), in rappresentanza dei Comuni, che figura tra i firmatari di tale accordo. Ora si cerca un accordo con l’ANCI stessa sul fondo regionale previsto a compensazione delle maggiori spese a carico di utenti e Comuni, un fondo, però, destinato solo ad alcuni servizi».
La denuncia arriva da una nota diffusa dalla Campagna “Trasparenza e diritti” e dal CAT Marche (Comitato Associazioni Tutela), organismi ai quali aderiscono decine e decine di organizzazioni delle Marche, impegnate in àmbito di servizi sociosanitari rivolti a persone con grave disabilità e con patologie croniche, a persone non autosufficienti, con demenza e a malati psichiatrici.
Nella fattispecie, la dura presa di posizione arriva dopo quasi due anni di una vera e propria “battaglia” nei confronti delle Istituzioni Regionali, innescata nel 2013 dalle due contestatissime Delibere di Giunta Regionale 1011/13 e 1195/13, accusate a suo tempo di mascherare, dietro alla logica delle economie di scala, da una parte il sostanziale ritorno all’istituzionalizzazione (grandi strutture con tante persone dai bisogni diversi), dall’altra l’aumento dei costi a carico degli utenti e dei loro familiari.
«E tuttavia – proseguono i rappresentanti di “Trasparenza e diritti” e del CAT Marche – l’accordo con l’ANCI non c’è e i Comuni che non si sono ribellati ai provvedimenti, i quali impongono loro maggiori oneri, chiedono ora di aumentare la compartecipazione a carico degli utenti, quand’anche il loro reddito sia pari a zero. Questa è ad esempio la situazione della quasi totalità delle persone con grave disabilità che a causa della loro condizione non hanno mai potuto lavorare. A pagarne le conseguenze saranno dunque gli utenti dei servizi e i loro familiari. Arrivati insomma alla strettoia finale, se non si vogliono ancor di più “strozzare” utenti e servizi, è tempo che su tutta questa vicenda in molti escano dal silenzio. Nessuno infatti può tirarsi fuori da una questione che non è tecnica, ma pesantemente politica».
In tal senso, una pronuncia sulla questione viene richiesta a tutti gli esponenti istituzionali coinvolti, a partire dal Presidente della Regione, «una pronuncia – viene puntualizzato dalle organizzazioni marchigiane – che riguardi anche l’ingiustificabile estromissione da ogni confronto delle rappresentanze degli utenti».
«Gli effetti pesantissimi sulle persone più fragili – conclude il comunicato – appariranno chiari nei prossimi mesi. Per prendere posizione oggi rispetto a quello che sta accadendo ai nostri servizi non è richiesto coraggio, ma solo un poco di dignità. Ed è evidente che di fronte ai silenzi di oggi appariranno stucchevoli gli inutili lamenti di domani». (S.B.)
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