«Rallenta in Italia nel 2014 il calo degli infortuni e delle morti sul lavoro registrato nel 2013 e per le donne lavoratrici l’aggravamento è doppio rispetto agli uomini. Se poi il 2,5% del calo infortunistico è imputabile alla crisi economica e alla riduzione del monte ore lavorate, è al Centro-Sud più che al Nord che l’andamento peggiora».
Lo dichiara Franco Bettoni, presidente nazionale dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), divenuto da qualche mese anche presidente della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), commentando i dati relativi al 2014, recentemente diffusi dall’INAIL, secondo i quali lo scorso anno si sono verificati ben 549.000 infortuni, con un calo di sole 27.000 unità rispetto ai 576.000 dello stesso periodo dell’anno precedente.
«Eppure – sottolinea Bettoni – la crisi economica avrebbe dovuto migliorare l’andamento infortunistico, visto che si è ridotto in misura significativa il monte ore lavorate e di conseguenza l’esposizione al rischio di infortunio».
Non a caso, infatti, i settori che hanno patito di più la crisi sono quelli in cui gli infortuni sono diminuiti di più: le Costruzioni (-19%), i Trasporti (-8,0%), la Metallurgia (-7,3%), la Metalmeccanica (-9,9%) e l’Industria Manifatturiera in genere (-7,7).
«Se dunque da una parte – dichiara il Presidente dell’ANMIL – dobbiamo offrire più formazione qualificata ai lavoratori italiani, per far crescere dal basso una cultura della prevenzione che è contraddetta quotidianamente dalla diffusa mancanza di lavoro con contratto regolare, dall’altra parte occorre che il Governo si impegni nelle politiche della sicurezza sul lavoro, della prevenzione e della tutela per infortunati e superstiti delle vittime, potenziando e non semplificando le attività ispettive e di vigilanza, mentre continua ad essere ancora incompleta l’attuazione del Testo Unico sulla Salute e la Sicurezza sul Lavoro (Decreto Legislativo 81/08) del quale più di venti provvedimenti attuativi attendono ancora una firma».
«Allo stesso tempo – prosegue Bettoni – chiediamo fortemente che venga rimessa mano completamente e in modo organico alla normativa sull’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, oggi assolutamente inadeguata, regolata com’è ancora da un Testo Unico risalente al 1965, che compie mezzo secolo proprio quest’anno e che continua a non tenere conto dei cambiamenti sociali intervenuti nei cinquant’anni trascorsi dalla sua prima entrata in vigore».
«Pertanto – conclude il Presidente di ANMIL e FAND – all’indomani dell’approvazione della riforma del lavoro, meglio nota come Jobs Act, vi è l’auspicio che le deleghe per la semplificazione e la razionalizzazione della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, contenute in tale provvedimento, possano essere l’occasione per aggiornare il quadro ormai anacronistico in tema di assicurazione per malattie professionali e infortuni, nonché per completare l’attuazione del Testo Unico del 2008, in quanto proprio quest’ultimo ha fatto della sicurezza non già un obbligo “a tutele crescenti”, ma una previsione di una più ampia garanzia di tutele “costanti e trasversali”, comuni a tutti i lavoratori, a prescindere dalle condizioni soggettive e dalla tipologia di contratto attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro». (S.B.)
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